II Domenica del Tempo Ordinario – Anno A
“Chiamati alla santità”
(Is 49,3.5-6; Salmo 39; 1Cor 1,1-3; Gv 1,29-34)
Come cristiani ci siamo mai chiesti se abbiamo fede? Cosa significa per noi avere fede?
Siamo convinti che per avere fede basti credere che Dio esista, vivere delle pratiche di culto e seguire un determinato comportamento in riferimento ai comandamenti.
Tutto questo possiamo chiamarla fede?
Se fosse così, come mai oggi coloro che praticano i Sacramenti e vivono un cammino cristiano in parrocchia o in un gruppo laicale sono meno del 10% della popolazione?
Non possiamo dire che non sono vissute le tradizioni legate alla cristianità, basta pensare alle feste patronali, alle festività natalizie e pasquali, dunque come mai la vita quotidiana ha così poco di vita cristiana? Come mai i fanciulli, i ragazzi e i giovani sono così lontani dalla Chiesa?
Forse dobbiamo riconoscere che noi cristiani, più che fede, viviamo una appartenenza ad una religione e una religiosità ad essa ispirata, ma non una relazione di fiducia con Dio, conoscenza ed adesione alla sua volontà.
San Paolo definisce i credenti: “santificati in Cristo Gesù, santi per chiamata” (1Cor 1, 2). I credenti sono coloro che riconoscono Gesù come Signore e Salvatore. Sono coloro che vivono l’obbedienza alla sua Parola e santificati nel suo sangue.
Essere cristiani significa perciò ascoltare e praticare la sua Parola; significa essere abitati dalla Grazia, santificati dal dono dello Spirito. Avere fede significa conoscere e attuare la sua volontà nella nostra vita.
Essere cristiani significa accogliere la chiamata alla santità, che non è compiere azioni grandiose, fare miracoli, essere perfetti.
Significa essere noi stessi, ma con un impegno costante e cosciente nel compiere la volontà di Dio: adorarlo con la vita, mediante gesti di amore, di misericordia, di impegno “pro”, “a favore” degli altri.
Essere cristiani significa vivere per Dio, vivere di Dio e vivere in Dio. Significa conoscerlo e testimoniarlo, saperlo indicare come l’Agnello di Dio, avendo fatto esperienza del suo amore misericordioso, rigenerati dalla sua misericordia, rialzati dalla nostra miseria e dal nostro peccato per il suo Amore infinito.
Avere fede significa aver fatto esperienza del suo amore misericordioso e sentire l’urgenza di testimoniarlo a tutti, perché ognuno possa incontrarlo e sentirsi amare senza essere giudicato.
Giovanni Battista indica a tutti Gesù Cristo come l’Agnello di Dio e il Figlio di Dio, colui che battezza nello Spirito. Noi abbiamo ricevuto il dono del battesimo nello Spirito Santo, ma dobbiamo farlo fruttificare in noi. Come?
Innanzitutto conoscendo, meditando e pregando la Parola di Dio: come cristiani non possiamo essere ignoranti; ignorare, non aver letto, conosciuto la Parola di Dio.
Dalla conoscenza della Parola scaturirà la vera adorazione di Dio, in spirito e verità (cfr Gv 4, 10-26) e le opere di carità (cfr Mt 25, 31-46).
Per il dono del battesimo ricevuto siamo inseriti nella santità di Dio. Il dono dello Spirito ci santifica fino alla perfezione, che sarà piena quando saremo in Dio, con la nostra morte.
Il nostro impegno, la nostra adesione al battesimo per la fede si traduce non in una pratica sterile, in preghiere devote ma vuote, ma in una vita normale, che fa i conti con la fatica del quotidiano e la fragilità dell’essere, tutta tesa a lasciarsi modellare e guidare dallo Spirito di Dio.
I cristiani non sono i “perfetti”, i “giusti” i “migliori”. Sono invece consapevoli del proprio peccato, della propria miseria e lottano ogni momento, impegnandosi a vivere la fedeltà all’amore di Dio ricevuto, a testimoniare la misericordia che Dio ha concesso a tutti e a praticare la carità che Dio stesso ha usata verso di loro.
Iniziando il nuovo anno liturgico, riconosciamoci chiamati alla santità, non per merito, ma per infinita misericordia. Apriamo gli orizzonti del nostro vivere e liberiamo la nostra vita di credenti dalle strette maglie del ritualismo, del tradizionalismo e del bigottismo.
Impegniamoci ad essere testimoni dell’amore di Dio, chiamati alla santità per far partecipi tutti di questo immenso e gratuito dono di Dio.