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La Luce Negli Occhi

Viaggio nell'anima attraverso la Sacra Scrittura
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Epifania del Signore – Anno A

“Siamo la manifestazione di Cristo per l’oggi”


 

(Is 60, 1-6; Sal 71; Ef 3, 2-3.5-6; Mt 2, 1-12)

       “Ti adoreranno, Signore, tutti i popoli della terra”.

       Questo ritornello al Salmo 71 esprime il senso della Solennità della Epifania: Dio si manifesta nella sua gloria e tutte le genti sono chiamate a riconoscerlo e ad adorarlo.

     San Paolo lo afferma nella lettera agli Efesini: “le genti sono chiamate, in Cristo Gesù, a condividere la stessa eredità, a formare lo stesso corpo e ad essere partecipi della stessa promessa per mezzo del Vangelo” (Ef 3, 6).

     Oggi celebriamo la manifestazione di Gesù riconoscendolo re, profeta, Signore della vita. I doni presentati a lui, come riporta il Vangelo di Matteo, esprimono proprio questo.

         Riconoscere Cristo Re significa porlo al primo posto nella nostra vita. Vuol dire scardinare il nostro egoismo e il bisogno naturale di affermazione, per fare posto a Lui come Via, Verità, Vita.

       Significa che il nostro pensare, valutare, agire deve essere basato sul suo insegnamento; significa che tutto della nostra vita va riferito a Lui.

       È questa una rivoluzione totale, uno scardinamento dell’esistenza dal nostro “ego” per “incardinarci” su Cristo. Tutto di fatto deve ruotare intorno a Lui: per cui non ciò che piace a me, ma ciò che è secondo la sua volontà; non per interesse personale, ma per edificare il suo Regno; non per vanto personale, ma per dare lode a Dio.

     Riconoscere Cristo profeta significa che la sua Parola, il suo insegnamento diventano il punto fondamentale della mia vita. Cristo è la rivelazione del Padre, la legge nuova da seguire, la Verità che illumina e dà senso e valore ad ogni cosa.

       Significa che la mia fede deve nutrirsi della Parola di Dio. Significa leggere, meditare, studiare la Parola di Dio. La fede non è questione di pratiche e ritualità, ma è “conformazione” a Cristo, come dice San Paolo, cioè attraverso la Parola modellare se stessi, con l’aiuto della Grazia di Dio, per essere “cristificati”. Vuol dire divenire cristiani che “sanno rendere ragione della speranza” (cfr 1Pt 3, 15), non perché “abbiamo sempre fatto così” o per “tradizione”, ma perché la Parola, che si è fatta carne, è di fatto “in noi”, rendendo la nostra vita una “testimonianza” credibile di Cristo.

      Non è una cosa da poco! Ma è una cosa possibile! “Tutto posso in colui che mi dà forza” (Fil 4, 13).

       Riconoscere Cristo Signore della vita significa rendergli culto con la nostra esistenza. Noi siamo cristiani e non pagani! Non offriamo sacrifici a Dio, ma offriamo noi stessi uniti a Cristo.

     Nella celebrazione Eucaristica offriamo il nostro culto, la nostra adorazione, la nostra vita rigenerata e rinnovata dall’unico e perfetto sacrificio di Cristo.

       La dossologia, a conclusione della preghiera eucaristica (per Cristo, con Cristo, in Cristo a Te, Dio Padre onnipotente, nell’unità dello Spirito Santo, ogni onore e gloria per tutti i secoli dei secoli), è la nostra offerta gradita al Padre.

       La fede cristiana è un impegno a fare della nostra vita una esistenza “innestata” in Cristo, “in comunione” con Cristo, “attraverso” Cristo, per cui ogni cosa di noi deve esprime il nostro appartenere a Lui.

      La fede, dunque, si esprime nella carità e si fonda nella speranza: vuol dire che ciò che credo lo rendo visibile con gesti di amore fondati sulla certezza di essere figlio di Dio e destinati alla vita in Lui.

      Questa Epifania sia una nuova occasione per rinvigorire la nostra fede, per alimentare la nostra carità, per fondarci nella speranza al fine di essere, nel quotidiano, “manifestazione” dell’opera di salvezza, che Dio ha operato per il dono del Battesimo ricevuto.


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