XXIII DOMENICA T.O.
“Un amore grande”
“Amore”, una parola che evoca in noi sentimenti, ricordi, emozioni. Abbiamo bisogno di essere amati e di amare per sentirci felici, vivi. Senza amore non c’è vita!
Al termine “amore” annettiamo accezioni diverse: amor di patria, amore genitoriale, amore di figli, amore fraterno, amore di amicizia, amore del prossimo, ecc. Certamente l’amore è il motore e la ragione di vita che ci permette di affrontare sfide e ostacoli con coraggio e temerarietà.
Gli antichi greci avevano tre termini per definire l’amore: eros, philia, agape. All’amore umano hanno dato il nome di “eros”. Esso è un amore possessivo, passionale. Fin da piccoli impariamo a definire il possesso: è mio!
Spesso quest’amore possessivo arriva a degenerare, non solo nelle forme diverse di gelosia, ma facendoci assistere a efferati omicidi passionali, a femminicidi, uxoricidi, all’uccisione di genitori e di figli. Dietro a questi drammi troviamo relazioni amorose fallite, tralignate sotto tante pressioni e condizionamenti.
Spesso la ragione addotta, soprattutto in caso di femminicidi ed uxoricidi, è il non riuscire ad accettare di perdere l’amore.
Nella nostra società la parola amore viene usata per indicare l’esercizio della sessualità; spesso usata addirittura per giustificare la pornografia e la prostituzione.
Nonostante le devianze che il genere umano riesce a dare, la parola “amore” resta carica di tanta positività.
Come riuscire a vivere in pienezza l’amore? Possiamo affermare che esiste un amore duraturo ed eterno, soprattutto oggi, in questa società dell’incertezza, così relativista?
Credo che la risposta la troviamo nel brano evangelico di questa domenica (Lc 14, 25-33). Gesù ci indica la modalità per vivere in pienezza l’amore: amare tutto attraverso Lui!
Gesù non chiede di rinunciare a qualcosa per divenire suo discepolo, ma a saper vivere tutto in funzione sua, cioè “per Cristo, con Cristo, in Cristo”. Egli è la porta attraverso cui passare; è il Maestro che ci indica la via, con cui essere in comunione di intenti e volere; è il Signore fonte e modello di amore per amare a nostra volta come lui.
Amare in Cristo significa vivere in povertà, obbedienza e castità. Questa modalità è di ogni discepolo, non solo di coloro che scelgono una via di speciale consacrazione. È la modalità evangelica, tanto che sono chiamati “consigli evangelici”.
Ogni cristiano che decide la sequela del Cristo non può vivere in modo diverso, perché Cristo ha vissuto così. Proviamo dunque a declinare questi consigli per la vita quotidiana di ciascuno.
“Povertà”: è povero non tanto chi non possiede, ma colui che non attacca il cuore alle cose, non fa dipendere la propria vita dalle cose che ha o che desidera. Oggi è una virtù da recuperare, a cui educare i ragazzi, che invece sono stimolati a pensare che valgono se hanno (vestire in un certo modo, avere un determinato tipo di cellulare, diventare famosi e ricchi). La famiglia cristiana è chiamata a vivere la povertà nel senso che deve porre la sua forza nelle relazioni e non sulla posizione sociale: “chi vuol essere grande tra voi si farà vostro servitore, e chi vuol essere il primo tra voi sarà il servo di tutti” (Mc 10, 43-44). Oggi la ricerca del successo, la bramosia del potere logora ogni relazione ed istituzione!
“Obbedienza”: è un termine che subito solletica e fa irrigidire, soprattutto oggi in cui si vive il culto della libertà. Obbedire sembra significhi rinunciare a sé stessi, a scegliere e decidere per sé. Non è così! Obbedire etimologicamente significa prestare ascolto, tendere l’attenzione verso ciò che è autorevole, che ha un valore grande. Obbedire a Dio significa, dunque, accogliere la sua proposta di amore e attuarla ascoltando i suoi insegnamenti, che ci rendono liberi perché ci fanno vivere la verità del nostro essere: persone, figli suoi, creati a sua immagine e somiglianza. Vivere la libertà vuol dire realizzare sé stessi; non tanto fare ciò che si vuole, quanto fare ciò che edifica noi e gli altri come persone. Cristo ci insegna a vivere l’obbedienza avendola vissuta “fino alla morte di croce”. Cristo ha obbedito alla volontà del Padre per amore nostro. Obbedire dunque non riduce la persona in schiavitù, ma rende liberi perché è una risposta di amore: si obbedisce ai genitori per amore; si vivono le regole per amore; si rispettano le leggi per amore; si rispetta il prossimo per amore. L’espressione “prendere la propria croce” significa obbedire, cioè realizzare il progetto di amore, che Dio ha per noi come figli suoi, nella quotidianità. La croce quotidiana è l’impegno per la vita, è l’operare per edificare e tessere relazioni in cui noi e gli altri siamo rispettati come persone.
“Castità”: sembra abbiamo perduto il senso del pudore, dunque parlare di castità può apparire quasi impossibile! Eppure la castità non è sinonimo di astensione, ma significa vivere in purezza. Etimologicamente essere casti significa non essere incestuosi, cioè vivere la relazione rispettando l’alterità, la reciprocità. Castità non è una virtù negativa, come spesso viene vista, ma eccelsamente positiva. Apre alla relazione nel rispetto dell’altro; alla reciprocità come valore e attenzione. La castità eleva le relazioni umane al pieno rispetto della persona e si basa sulla vera reciprocità, non solo di intenti e di istinti, ma di accoglienza e rispetto della realtà dell’altro. La castità è un “modus vivendi”, non astinenza dall’esercizio della propria sessualità. Essere casti significa avere uno sguardo puro e rispettoso, che sa apprezzare e valorizzare il bello in ogni cosa. Essere casti significa non usare ed abusare dell’altro, non solo nell’intimità, ma in ogni momento relazionale. Casto è colui che ama e rispetta! Un matrimonio sarà autenticamente sacramento cristiano se è vissuto in modo casto, cioè dove il partner è l’alterità che completa e che si accoglie nel rispetto della sua identità, personalità e modalità di essere.
“Saziaci al mattino con il tuo amore: esulteremo e gioiremo per tutti i nostri giorni” (Salmo 89). Gesù Cristo ci ha indicato la via per vivere pienamente l’amore, la modalità per vivere “un amore grande”, a noi non resta che accogliere la sua proposta e attuarla nella nostra vita.