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La Luce Negli Occhi

Viaggio nell'anima attraverso la Sacra Scrittura
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XIX DOMENICA T.O.

“Un tesoro che non si consuma”


 

 

       Quante volte abbiamo sentito o fatto la domanda: “qual è la cosa più importante per te?”. Per dare una risposta occorre scavare nel profondo del cuore per valutare effettivamente cosa è talmente importante da non poterne fare a meno perché “ci sta a cuore”, “occupa il primo posto nel nostro cuore”.

       Comprendiamo così meglio l’affermazione di Gesù: “dov’è il vostro tesoro, là sarà anche il vostro cuore” (Lc 12). Ciò che riteniamo una cosa di valore implica necessariamente il cuore, cioè impegna la nostra cura e la nostra attenzione affinché non perda valore.

       Ma cosa ha valore? Meglio sarebbe domandarsi: “Cosa è valore?”, infatti oggi anche quando qualcosa ha valore resta comunque relativo e momentaneo, addirittura effimero.

       Possiamo dire che c’è qualcosa che ha un valore assoluto per la nostra vita? Purtroppo tutto sembra legato al momento, a come valutiamo la cosa ora. Di conseguenza il valore non può essere assoluto, ma dipendente dalla valutazione soggettiva, mutevole in base alle circostanze.

       Se tutto ha valore a partire dal soggetto, difficilmente Dio e le cose di Dio potranno trovare spazio nel cuore di ciascuno. La vita sarà sempre più condizionata da ciò che si possiede e da ciò che si può fare. Se, invece, il valore della vita è oltre noi, impariamo a usare dei beni senza dipendere da essi. I sentimenti, i legami familiari e amicali, le persone, la vita e tutto ciò che permette di viverla in pienezza, saranno i valori che avremo nel cuore.

       Da ciò possiamo approfondire la riflessione in due direzioni conseguenziali. La prima partendo dal posto che ha Dio nella nostra vita; la seconda considerando il nostro impegno di testimonianza e di condivisione della fede.

       La lettera agli Ebrei ci dice che la “fede è fondamento di ciò che si spera e prova di ciò che non si vede”. Spesso si fa fatica a credere in Dio perché non si ha la prova della sua esistenza. Di fronte al male, alle sciagure, alle guerre e calamità ci si domanda “dov’è Dio, perché permette tutto questo”.

       Se oggi si constata la difficoltà a credere in Dio, nel Dio cristiano, forse è perché non è reso visibile nella vita dei fedeli, dei cristiani. Dio non occupa “il posto” giusto nella nostra vita! Non è la cosa più importante, che dà valore a tutte le altre!

Il Dio cristiano è “un padrone” esigente, che chiede da ogni fedele di far fruttificare la propria vita con sapienza e carità. Esige, di fatto, che doniamo ciò che a nostra volta abbiamo ricevuto. Non siamo padroni, ma custodi, amministratori della nostra vita.

       Riconoscere che “ciò che siamo ed abbiamo” è un dono ricevuto gratuitamente, ci permette di gustare ogni momento e ogni relazione operando sempre nella logica del dono.

       Questo permette di vivere nella gratuità, senza aspettarsi un contraccambio, seppur gradito e gratificante, facendo di ogni giorno l’occasione per far crescere “il tesoro della vita ricevuto”, attraverso opere di misericordia, cioè operando non centrati su noi stessi, ma sul prossimo.

       Se Dio è la cosa più importante ed essere suo figli è la ragione d’essere, allora tutta la nostra vita sarà “presenza” di Dio, “testimonianza” di Lui, “edificazione del suo Regno”.

       Di conseguenza il nostro operare sarà “evangelico”, cioè sarà “vigilante”, “prudente” e “fedele” (cfr. Lc 12, 32-48).

       “Vigilante”: cioè pronto a consegnare la vita a Dio con tutto ciò che ci ha donato in doni, occasioni, possibilità, accresciute grazie all’impegno di carità profuso.

       “Prudente”: cioè attento a valorizzare ciò che è bene e a evitare ciò che è male; a discernere tutto con sapienza per ottenere il massimo bene possibile, evitando il male valutando sempre le conseguenze del nostro agire.

       “Fedele”: cioè impegnandosi al massimo nella vita forti dell’amore di Dio, amando Lui e il prossimo, consapevoli sempre che siamo “amministratori” e non “padroni” della vita!

       Si può comprendere così l’espressione finale del brano del Vangelo di Luca (12, 48): “A chiunque fu dato molto, molto sarà chiesto; a chi fu affidato molto, sarà richiesto molto di più”.

       Dio ha dato ed affidato a ciascuno molto, quindi molto ci sarà chiesto, pertanto non possiamo perdere le occasioni per vivere nel bene e costruire il bene. Ogni giorno per il credente è il tempo giusto per impegnarsi nella testimonianza di fede e nella edificazione del Regno di Dio.

       Se è vero che Dio ci chiederà molto ed esigerà molto, è altrettanto vero che molto ci dona, pertanto non possiamo vivere con leggerezza e superficialità.

       L’oggi per il credente è l’occasione per donare ciò che ha ricevuto da Dio. Il credente sa “cogliere l’attimo”, ma lo vive sempre nella logica della fede, cioè come l’opportunità per edificare nella carità.

       Il cuore del credente è attratto dal “tesoro” del Regno di Dio, che costruisce nella vita giorno per giorno, nella certezza di appartenere a Dio e di essere destinato alla gloria in Lui.


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