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La Luce Negli Occhi

Viaggio nell'anima attraverso la Sacra Scrittura
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SOLENNITÀ DEL CORPUS DOMINI 2019


 

 

 

         Oggi celebriamo l’ultima Solennità che chiude il ciclo delle festività dopo la Pasqua: il Corpus Domini!

         È una solennità istituita da Papa Urbano IV nel 1264 con la Bolla “Transiturus” dopo due eventi particolari: l’istituzione da parte del vescovo di Liegi (Belgio) di una festa del Corpo e Sangue di Gesù a seguito delle visioni mistiche della Beata Giuliana di Retine, priora nel Monastero di Monte Cornelio presso Liegi; il miracolo eucaristico di Bolsena avvenuto nel 1263 durante la celebrazione della S. Messa presieduta da un sacerdote boemo, che dubitava della presenza reale di Cristo nell’Eucaristia.

         Questa Solennità vuole essere, dopo le celebrazioni del Tempo Pasquale, in cui si è fatto memoria dell’Istituzione dell’Eucaristia, il Giovedì Santo, un momento di riflessione della relazione tra l’Eucaristia e la Chiesa, tra il Corpo del Signore e il suo Corpo Mistico. Riflettere sulla presenza reale del Signore nelle specie eucaristiche rimanda necessariamente a riflettere sulla Chiesa nella sua identità di Corpo Mistico del Signore costituito da tutti i battezzati che vivono nella comunione con il Signore attraverso la loro vita fedele a Lui sostenuti dalla Grazia Sacramentale.

         Vogliamo, dunque, fare una breve riflessione a partire dalla contemplazione del Mistero Eucaristico per arrivare a capire la realtà del cristiano quale membra del Corpo Mistico di Cristo.

         La Chiesa Cattolica e quella Ortodossa, oltre a professare la fede nel Dio rivelato Uno e Trino, credono e celebrano il dono della Sua presenza in mezzo agli uomini nell’Eucaristia. È un mistero di amore e di comunione non sempre vissuto con consapevolezza, rispetto e accoglienza. Spesso i cristiani credono più ai Santi che alla presenza reale di Cristo nell’Eucaristia. Entrando in Chiesa si fanno più facilmente atti di venerazione verso le effigi dei Santi che adorazione e genuflessione dinanzi al Tabernacolo. Siamo così abituati a celebrare Messe e a moltiplicarne il numero, che passa ormai inosservato il miracolo di amore che si rinnova ogni volta sull’altare per ogni persona che crede e celebra con devozione e fede. Accostarsi a ricevere l’Eucaristia è quasi un momento abitudinario, ma guai a svuotarlo di senso e valore.

         Il Dio cristiano non è ideologia, non è nascosto né lontano. Egli ha scelto di essere presente, vicino a noi tanto da farsi nostro cibo, perché noi potessimo entrare nella piena comunione di vita con Lui. Il dono della sua presenza nell’Eucaristia ci inserisce nella piena comunione con Dio e ci rende membra vive del suo Corpo. Accostarsi e ricevere l’Eucaristia richiede innanzitutto piena consapevolezza di ciò che si sta per ricevere, ed animo degno di ciò che si riceve attraverso un impegno di vita secondo l’insegnamento di Cristo. Per questo la Chiesa ci ricorda che per accostarci a ricevere il Corpo di Cristo occorre essere in grazia di Dio, quindi di non aver commesso peccati mortali. Occorre avere una coscienza retta e vigile, continuamente rivolta a comprendere come e meglio vivere la fede, nella fedeltà alla volontà di Dio.

         Essere cristiani non significa semplicemente aver ricevuto il Battesimo e gli altri Sacramenti dell’Iniziazione, ma significa vivere nella consapevolezza di essere membra di Cristo, cioè sua presenza nel mondo! L’impegno morale del cristiano non è tanto rispettare le Leggi morali, ma innanzitutto vivere l’appartenenza a Cristo per cui, di conseguenza, comportarsi secondo il suo insegnamento. Per il credente in Cristo viene prima l’essere dell’agire. Occorre riscoprire il primato dell’essere sul fare, solo così vivremo in piena comunione con Dio e saremo testimoni credibili della fede in Cristo. Ma cosa significa il primato dell’essere sul fare? San Paolo presenta la vita morale cristiana come la vera conquista della libertà dell’uomo, il quale viene liberato dalla schiavitù della legge per essere inserito nella piena libertà dei Figli di Dio. Il cristiano, per San Paolo, è l’uomo nuovo redento e liberato da Cristo per questo deve vivere comportandosi in maniera fedele al dono di libertà ricevuto. Questa realtà la spiega utilizzando due forme verbali nella stessa frase, l’indicativo e l’imperativo: “… ora siete luce nel Signore. Comportatevi, perciò, come figli della luce” (Ef 5, 8); “Poiché siete stati comprati a caro prezzo. Glorificate dunque Dio nel vostro corpo.” (1 Cor 6, 20).

         Il primato dell’essere significa tenere fisso lo sguardo della nostra coscienza alla realtà di figli di Dio nella quale siamo inseriti con il dono della fede ricevuta. Se abbiamo sempre chiaro cosa siamo per la fede ricevuta, la nostra condotta di vita sarà necessariamente coerente con il dono di grazia di Cristo. Non ci preoccuperemo di apparire buoni cristiani, ma di essere e di conseguenza di vivere da tali.

         Come crescere in questa consapevolezza dell’essere sul fare? Imparando ad essere adoratori di Dio in “spirito e verità” (cfr Gv 4, 23), cioè avendo una coscienza vigile e attenta per saper discernere ciò che è buono e giusto secondo Dio.

         Adoratori di Dio, amanti della Verità, aborrendo ogni meschinità, tessendo relazioni di accoglienza e rispetto sempre nell’onesta di cuore e di mente: questo è il programma di vita del credente; questa è la vita di ciascun membro del Corpo Mistico di Cristo; questo è il modo di celebrare e ricevere l’Eucaristia.

        


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