DOMENICA DI PENTECOSTE 2019
La vita cristiana è una vita secondo lo Spirito che ci è donato. San Paolo nella lettera ai Romani lo afferma e lo ribadisce più volte. Vivere secondo lo Spirito significa essere consapevoli che il Cristo risorto e asceso alla destra del Padre ci ha resi degni della vita in Dio. Essere cristiani significa credere che siamo destinati alla gloria e pertanto viviamo non secondo la carne, ma secondo lo Spirito; non legati alla caducità, convinti che tutto termina con la morte, ma liberati per fare del quotidiano un’anticipazione dell’eterno.
Vivere secondo lo Spirito significa essere persone rinnovate nel cuore e nella mente, libere e gioiose. Il cristiano è portatore di speranza, costruttore di amore, annunciatore di verità! Ogni cosa, ogni momento, ogni istante è per il cristiano occasione per vivere la sua appartenenza a Dio. Lo Spirito ci vivifica perché ci libera dalla paura, dalla schiavitù del presente e del peccato. Il Signore ci ha donato il suo Spirito per farci vivere nella vera gioia e nella piena comunione con Lui perché noi non possiamo fare nulla per conquistare questo dono, ma solo in Lui possiamo essere degni della gloria di Dio.
Se viviamo secondo la Grazia, illuminati e sostenuti dallo Spirito non possiamo essere tristi e senza speranza, altrimenti saremo fermi al Venerdì Santo e non vivremo nella gioia della Risurrezione.
Tante volte constatiamo la miseria umana nella Chiesa: il clericalismo e il potere; il laicismo bigotto e sclerotizzato; gli scandali personali e collettivi sia del clero che dei laici; le divisioni ad ogni livello; le rivalità e i favoritismi… e potremmo continuare elencando ancora lungamente. Questa miseria esiste nella vita della comunità cristiana perché ci distraiamo da Colui che ci pone e conserva nella vera comunione con Dio: lo Spirito Santo! Spesso siamo così convinti che tutto dipenda da noi e che aver accolto la proposta cristiana ci ponga nella condizione di perfezione e giustizia da non accorgerci che invece di seminare amore e speranza cadiamo nell’autoreferenzialità!
Lo Spirito Santo invece ci guida nella conoscenza della verità e ci edifica nell’amore perché possiamo a nostra volta annunciare la verità e edificare nell’amore la società in cui viviamo. Siamo “sale e luce del mondo”, perciò abbiamo una grande responsabilità nella società in cui viviamo, quella di portare ad ogni cuore la gioia e annunciare la verità.
Lo Spirito Santo ci costituisce in comunione con Dio e tra noi e rende costruttori di comunione con chi ancora non crede o lo rifiuta. Vivere la fede cristiana, professarsi credenti, esercitare un ministero o un carisma nella comunità deve produrre frutti di comunione e di condivisione. Se viviamo separati, nel giudizio, nel giudizio e nel rifiuto dell’altro non viviamo secondo lo Spirito, ma secondo la carne e pertanto siamo morti e non apparteniamo a Cristo, come afferma San Paolo.
I cristiani vivono relazioni autenticamente evangeliche se generano vita e non morte: “Ma io vi dico: chiunque si adira con il proprio fratello, sarà sottoposto a giudizio. Chi poi dice al fratello: stupido, sarà sottoposto al sinedrio; e chi gli dice: pazzo, sarà sottoposto al fuoco della Geenna. Se dunque presenti la tua offerta sull'altare e lì ti ricordi che tuo fratello ha qualche cosa contro di te, lascia lì il tuo dono davanti all'altare e va' prima a riconciliarti con il tuo fratello e poi torna ad offrire il tuo dono.” (Mt 5, 22-24). Ed ancora: “Perché osservi la pagliuzza nell'occhio del tuo fratello, mentre non ti accorgi della trave che hai nel tuo occhio? O come potrai dire al tuo fratello: permetti che tolga la pagliuzza dal tuo occhio, mentre nell'occhio tuo c'è la trave? Ipocrita, togli prima la trave dal tuo occhio e poi ci vedrai bene per togliere la pagliuzza dall'occhio del tuo fratello” (Mt 7, 3-5).
La vita secondo lo Spirito, come ci insegna San Paolo nella Lettera ai Galati, produce frutti che edificano: “Il frutto dello Spirito invece è amore, gioia, pace, magnanimità, benevolenza, bontà, fedeltà, mitezza, dominio di sé” (Gal 5, 22). In netta contrapposizione ai frutti della carne: “fornicazione, impurità, dissolutezza, idolatria, stregonerie, inimicizie, discordia, gelosia, dissensi, divisioni, fazioni, invidie, ubriachezze, orge e cose del genere” (Gal 5, 19-21).
In questa solennità di Pentecoste verifichiamo la nostra condotta di vita se è secondo lo Spirito, invochiamo la misericordia del Padre per il nostro limite e chiediamo una rinnovata effusione dello Spirito perché possiamo vivere in pienezza la nostra adesione a Cristo.
Facciamo della vita cristiana non una sterile pratica religiosa ed un moralismo che imprigiona e sclerotizza l’esistenza, ma una gioiosa esperienza di relazione con Dio e il prossimo espressa con gesti di carità nella verità. Lo Spirito Santo ci rinnovi nel cuore e nella mente per essere credenti felici, gioiosi, liberi, fedeli e seminatori di speranza.