X Domenica del Tempo Ordinario (Anno B) – 2024
“Testimoni dell’amore che libera”
(Gen 3,9-15 - Sal 129 - 2Cor 4,13-5,1 - Mc 3,20-35)
«In verità io vi dico: tutto sarà perdonato ai figli degli uomini, i peccati e anche tutte le bestemmie che diranno; ma chi avrà bestemmiato contro lo Spirito Santo non sarà perdonato in eterno: è reo di colpa eterna» (Mc 3, 28-29).
Oggi parlare di peccato è quasi anacronistico a causa del soggettivismo etico nel quale si vive. Ognuno è regola di sé stesso e, di conseguenza, la categoria di peccato è inconcepibile. Più che di peccato si parla di errore, di sbaglio, di colpa o di rimorso, perché manca il riferimento con Dio. Se l’IO è la misura di valore, il peccato è una categoria incomprensibile, inutile.
Oggi occorre che Dio torni ad avere il primato nella vita del soggetto e ciò è possibile solo attraverso una evangelizzazione che non parta dall’accusa e dalla denuncia dei peccati, ma dal Kèrygma (dal greco κήρυγμα kêrugma, kêrygma), dall’annuncio del Vangelo. L’uomo contemporaneo non conosce Dio o al massimo ha una idea errata di Dio e della religione. Il cristianesimo è considerato piuttosto un limite alla realizzazione della persona che una elevazione e qualificazione di essa, pertanto è urgente che ogni battezzato senta il dovere morale di annunciare il Vangelo.
L’annuncio parte dalla propria esperienza di amore e di redenzione. Solo chi ha sperimentato l’amore di Dio e la sua misericordia annuncia con gioia Dio e il suo Amore.
Quando questo manca nell’esperienza religiosa del credente, si vive una religione fatta di frustrazioni, di rimorsi, di regole e doveri vissuti come un peso da portare per evitare il giudizio funesto di Dio.
Si vive così una fede senza gioia, senza sorriso, fatta solo di penitenze e rinunce per propiziarsi Dio.
In questa prospettiva non si parla più di sequela di Cristo che libera, ma di un asservire da parte di Dio, di una religione che schiavizza e annulla il credente.
Il cristianesimo non è questo! Seguire Cristo, conformarsi a Cristo significa raggiungere la piena e autentica libertà dell’uomo perché tutto ciò che è e che fa è orientato al bene, alla edificazione di sé e del prossimo.
Gesù, infatti, non ha usato la categoria di “schiavo” per definire il rapporto del credente con Lui, ma quella di “amico”: «Voi siete miei amici, se fate ciò che io vi comando. Non vi chiamo più servi, perché il servo non sa quello che fa il suo padrone; ma vi ho chiamato amici, perché tutto ciò che ho udito dal Padre mio l'ho fatto conoscere a voi» (Gv 15, 14-15).
Il credente è colui che si riconosce amato e ama a sua volta Dio e il prossimo. Gesù considera il credente parte di sé, in un legame di amore, di famiglia. Lo dice con fermezza nel brano evangelico: Giunsero sua madre e i suoi fratelli e, stando fuori, mandarono a chiamarlo. Attorno a lui era seduta una folla, e gli dissero: «Ecco, tua madre, i tuoi fratelli e le tue sorelle stanno fuori e ti cercano». Ma egli rispose loro: «Chi è mia madre e chi sono i miei fratelli?». Girando lo sguardo su quelli che erano seduti attorno a lui, disse: «Ecco mia madre e i miei fratelli! Perché chi fa la volontà di Dio, costui per me è fratello, sorella e madre» (Mc 3, 31-35).
Il peccato, allora, cos’è?
È un tradimento dell’Amore! Un non vivere nella volontà di Dio, che è vivere nel suo Amore!
Per questo il peccato che mai verrà perdonato è quello contro lo Spirito Santo, che è la manifestazione dell’Amore del Padre e del Figlio. Il peccato contro lo Spirito è negare l’Amore di Dio, non riconoscerlo possibile e ritenere di non averne bisogno. È il peccato di disperazione di Giuda, di non riconoscere possibile per sé la misericordia di Dio. È il chiudersi a Dio perché non necessario per la propria esistenza, avendo l’IO quale misura e ragione di vita.
Il mondo da sempre ha bisogno dell’Amore. L’umanità è alla ricerca dell’Amore e anela a trovare il vero Amore. In questa ricerca il Dio cristiano è la risposta che appaga la sete dell’uomo di Amore.
A questo mondo assetato di Amore i battezzati sono chiamati a testimoniarlo vivendo dell’Amore di Dio e avendo l’Amore come regola e misura della vita.
Anche quando tutto grida assenza di Amore, per la troppa violenza, per gli innumerevoli atti di violenza nei rapporti di amore, di familiarità, di amicizia, i battezzati non devono scegliere la strada dell’accusa, ma quella dell’annuncio dell’Amore di Dio, del suo Vangelo che libera, della sua Misericordia che è pronta ad accogliere e perdonare a condizione di aprirsi all’amore.
In questa società, che appare sempre più assoggettata al male, persa e depravata, l’annuncio del Vangelo diventa l’urgenza da vivere, per far sperimentare all’uomo di oggi che è possibile vivere la gioia, vivere la felicità vera.
Il mondo ha sete di Dio, è alla ricerca dell’Amore, ma nel mondo manca chi lo annuncia con la propria vita, chi dà testimonianza di averlo incontrato e di aver sperimentato quanto è bello vivere nell’Amore di Dio.
Al mondo mancano credenti gioiosi e testimoni dell’amore! Spetta ai battezzati testimoniare l’Amore redentivo incontrato, che libera e dà gioia vera.