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La Luce Negli Occhi

Viaggio nell'anima attraverso la Sacra Scrittura
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Quarta Domenica di Quaresima – Laetare (Anno B) - 2024

“Fare la verità”


 

(2Cr 36,14-16.19-23 - Sal 136 - Ef 2,4-10 - Gv 3,14-21)

 

         “Credere in Dio cosa comporta? Cosa occorre “fare” per vivere da credenti?”

          Sicuramente ci siamo posti queste domande o qualcuno ci ha posto questi interrogativi.

       La risposta più scontata ed immediata che si dà di fronte a tale interrogativo è: “andare a Messa la domenica o almeno a Pasqua e confessarsi almeno una volta l’anno”.

       Per i più devoti: “pregare ogni giorno, andare a messa ogni giorno, fare gesti di carità secondo le opere di misericordia corporali e spirituali”.

         Risposte esatte, sicuramente, dal punto di vista “cultuale”, ma non necessariamente esaustive se il “fare” non coinvolge “l’essere”.

        Nicodemo, l’interlocutore con Gesù della pericope evangelica, si pone lo stesso dubbio esistenziale. Da pio israelita, ben inserito nella fede in Jaweh, si reca da Gesù “di notte”, dice l’evangelista. Questo dettaglio indica la sua ricerca di senso e della fede in Gesù, che riconosce come «venuto da Dio come maestro» (Gv 3, 2), ma a cui non sa come dare l’assenso della fede.

       Nicodemo è l’immagine dell’uomo in ricerca, di chi comprende la possibilità di credere in Dio, ma non riesce a comprendere come vivere questa fede.

       Gesù risponde alla sua ricerca di senso indicando la necessità di una “rinascita dall’alto” (v. 3), cioè di un vivere nella Luce e un agire nella Verità. Il dialogo si conclude con l’espressione:

       «Chi fa la verità viene verso la luce, perché appaia chiaramente che le sue opere sono state fatte in Dio» (Gv 3, 21).

       Il credente è chiamato a “fare la verità”. Questa espressione indica il “vivere nel bene”, “vivere nella luce.

       Il credente è chiamato a “Fare la verità”, che comporta “conoscere la Verità”.

       La “Verità” è il Cristo, come Lui stesso si definisce: «Io sono la Via, la Verità e la Vita» (Gv 14, 6).

       “Il fare”, per il cristiano, nasce “dall’essere”. “Si è”, dunque, “si fa”!

      Ignace de la Poterie, esperto esegeta del Vangelo di Giovanni, afferma: «La locuzione “Fare la verità” significa accogliere, interiorizzare e assimilare la verità del Cristo, aderire progressivamente a quella verità».

      Essere cristiani, dunque, significa incontrare, accogliere e aderire a Cristo, al suo insegnamento, e operare secondo la Verità.

      Il “fare” del cristiano è tutto centrato sulla sequela del Cristo, sulla Sua conoscenza, sullo studio della Parola per aderire alla Sua Volontà.

      È un “fare” che impegna la vita intera, nelle sue minime sfaccettature, nei singoli momenti ed eventi: tutta la vita deve essere un “fare” su di sé per divenire “conforme” a Cristo, come afferma San Paolo (Rm 8, 29; Fil 3, 10).

      La vita cristiana, dunque, è molto più impegnativa del celebrare riti e tradizioni, vivere devozioni, novene, processioni, recitare giaculatorie o preghiere; tutto questo, senza un vivere secondo la Parola, gli insegnamenti di Cristo, rischia di essere privo di senso e valore o, addirittura, diventare motivo di condanna: «Non chiunque mi dice: “Signore, Signore”, entrerà nel regno dei cieli, ma colui che fa la volontà del Padre mio che è nei cieli […] Allontanatevi da me, voi che operate l'iniquità!» (Mt 7, 21-23).

      L’impegno del cristiano, che deve coinvolgere tutta la sua esistenza, in ogni sua componente, consiste nell’accogliere la Verità.

      Per questo “fare la Verità” significa essere disposti a rinunciare a sé stessi, a ciò che non ci permette di “amare come Cristo”: il nostro Io!

    La rinuncia al proprio Io è il punto di partenza fondamentale affinché possa compiersi la “rinascita dall’alto”, che Cristo ha indicato a Nicodemo (Gv 3, 3).

     La “nascita dall’alto” è dono dello Spirito Santo e avviene solo quando permettiamo a Dio di “abitare” in noi, rinunciando al nostro Io. Lo Spirito Santo ci è donato nel Battesimo, ma occorre che questo dono lo lasciamo operare con la personale adesione.

     Il cristiano è il battezzato nello Spirito, che è rinato dalla Grazia di Dio per vivere secondo l’insegnamento di Cristo, nel suo Amore.

     Ridurre questa alta condizione del credente ad una sterile, seppur devota, partecipazione a riti e tradizioni, per poi non vivere secondo la Parola di Dio, secondo il suo Amore, non è altro che una religiosità morta.

      Aderire a Cristo, rinunciare a sé stessi, al proprio ego, per camminare nella Verità e agire nella Carità: ecco la vera identità del cristiano.

    “Fare al verità” significa essere nella società, in ogni momento della quotidianità, presenza vivente e coerente del Cristo, mediante la propria capacità di adesione a Cristo, ma in una costante tensione di crescita e lotta interiore per raggiungere la piena conformità, la piena adesione all’Amore di Dio.

     Ecco cosa è la vita cristiana, ecco cosa significa vivere la Quaresima, ecco cosa è necessario per vivere la Pasqua ed essere annunciatori della risurrezione di Cristo.

     Chiediamo a Cristo di realizzare in noi tutto ciò, “mortificando” il proprio Io giorno per giorno, per “fare la Verità nella Carità”, che «è la principale forza propulsiva per il vero sviluppo di ogni persona e dell'umanità intera» (Caritas in Veritate, 1).


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