Terza Domenica di Quaresima (Anno B) - 2024
“Essere Tempio vivo dell’Amore”
(Es 20,1-17 - Sal 18 - 1Cor 1,22-25 - Gv 2,13-25)
Nella preghiera di colletta dell’anno B, la Chiesa prega Dio Padre chiedendo di rendere i suoi figli “Tempio vivo” del suo amore.
Essere “Tempio del Signore” è la definizione che meglio chiarisce l’identità del cristiano: credere nel Dio di Gesù Cristo è lasciarsi abitare da Lui, dal suo Amore. Non è dunque un culto esteriore, fatto di sacrifici, di riti e devozioni, ma un culto che si deve esprimere innanzitutto con la propria vita, le proprie scelte, l’adesione piena e convinta alla sua Parola, ai suoi insegnamenti, ai suoi comandamenti, alla sua Legge.
La Legge Nuova, che Cristo ci ha donato, non ha abolito la legge mosaica, ma l’ha portata a compimento, sancendo l’Alleanza Nuova nel suo sangue, nel suo sacrificio sulla Croce.
La presenza di Dio, per il cristianesimo, non è più l’Arca dell’Alleanza, conservata nel Tempio di Gerusalemme, contenente le Tavole della Legge, ma ciascun credente che vive in pienezza la Legge nuova dell’Amore, compimento della Legge del Decalogo.
Il dono della presenza reale del Cristo nella Eucaristia, fa del cristiano, che vive nella piena comunione con Dio, presenza stessa di Dio: questa è la meravigliosa novità del cristianesimo.
Il cristianesimo non è una religione dal culto esteriore, ma interiore: è la vita del credente a dover essere “culto spirituale da offrire a Dio” (Rm 12,1) e, per questo, è “presenza di Dio” nel mondo.
Da qui nasce la domanda di riflessione personale: “Sono Tempio di Dio, sua presenza nel mondo?”.
Per fare una riflessione profonda e rispondere con onestà di coscienza, ci viene in aiuto San Paolo con il brano della seconda Lettura.
«i Giudei chiedono segni e i Greci cercano sapienza» (1Cor 1, 22).
Il cristiano è chiamato a essere “tempio di Dio” in mezzo a chi “cerca segni” per credere o rifiuta di accettare Dio perché pone tutta la sua adesione su ciò che è razionale, scientificamente dimostrabile. L’affermazione di S. Paolo ci aiuta a descrivere la società attuale e a capire come il credente deve distinguersi: annunciando «Cristo crocifisso: scandalo per i Giudei e stoltezza per i pagani» (v. 23) e riconoscendo che Cristo «è potenza di Dio e sapienza di Dio» (v. 24).
L’annuncio va vissuto prima con “la propria vita”, con uno stile di comportamento che si distingue e si riconosce per la sua piena adesione al Vangelo, e poi con “la parola”, che deve comunicare l’Amore di Dio che ha cambiato la propria vita, dando senso e valore.
Riconoscere Cristo “potenza” e “sapienza” di Dio si traduce nelle scelte di vita e dei valori, che distinguono il credente dalla logica del mondo. Non si tratta di una sterile proclamazione di parola, ma un impegno nella vita del mondo per portare la novità del Vangelo e fare scelte coerenti al Vangelo, che possono portare a dover essere controcorrente, generando avversione e, perfino, persecuzione.
“Essere Tempio vivo dell’Amore” non è, dunque, né scontato né una espressione enfatica, è un impegno che richiede: costante verifica interiore e impegno per aderire al Vangelo; discernimento continuo per scegliere ciò che è secondo Dio.
Essere cristiani non significa, dunque, semplicemente credere in Dio, vivere riti, elevare preghiere, fare atti di devozione.
Essere cristiani significa rinnovare la propria vita in un impegno di conversione costante, perché la Parola di Dio sia la guida e la fonte del vivere nella quotidianità ed essere, per il prossimo, “presenza di Dio”, “Tempio del suo Amore”, affinché mediante ogni persona arrivi a conoscere Dio e ad accoglierlo nella sua vita.