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La Luce Negli Occhi

Viaggio nell'anima attraverso la Sacra Scrittura
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III DOMENICA DI PASQUA (ANNO A) – 2023

“Ascolto che tocca il cuore”


 

(At 2,14.22-33 - Sal 15 - 1Pt 1,17-21 - Lc 24,13-35)

 

       «Non ardeva forse in noi il nostro cuore mentre egli conversava con noi lungo la via, quando ci spiegava le Scritture?» (Lc 24, 32).

       L’esperienza dei discepoli di Emmaus è emblema della esperienza che dovrebbe fare ogni persona che incontra un cristiano.

       L’annuncio del Kerygma, la testimonianza della fede, deve fare ardere il cuore, cioè deve far comprendere quanto l’incontro con il Cristo ha trasformato la vita del credente.

       In questa domenica, quindi, è questa la domanda che ogni battezzato, nella diversità di carismi e ministeri che vive, deve porsi: “Chi mi incontra, chi mi sente parlare della fede, percepisce quanto l’incontro con Cristo ha cambiato la mia vita?”.

      

       L’obiezione mossa da chi è lontano dalla fede e, in particolare, dai giovani è che quanto riportato dai testi sacri, i miracoli e tutto quanto concerne la fede non trovano riscontro nella vita, non viene dimostrato, ma risultano cose assurde e non credibili dalla ragione.

      

       Sono affermazioni che spesso nascono dalla non conoscenza della Parola, dal non aver ricevuto un annuncio autentico del kerygma.

       Spesso nella catechesi, nell’insegnamento e nella predicazione non si fa la corretta esegesi della Parola.

       Le omelie non sempre toccano il cuore!

      

       Quanta conoscenza c’è della Parola di Dio?

       Se la Parola non è letta, pregata, studiata non può essere trasmessa in modo credibile!

       L’annuncio della Parola richiede conoscenza approfondita altrimenti non si trasmette la fede, ma una religiosità senza senso.

      

       La Chiesa è la comunità dei credenti, ma come è intesa da chi è lontano dalla fede e, purtroppo, anche da chi crede?

       Come un luogo di potere dei ministri; un luogo dove non si vive una vera fraternità e accoglienza.

       I giudizi sulla Chiesa e sui credenti sono spietati, ma spesso fondati e frutto di esperienze vissute.

       Sono ferite che dovrebbero stimolare a rivedere in che modo si vive da cristiani.

       Le accuse mosse alla Chiesa, ai ministri e ai singoli fedeli deve essere uno sprono ad una seria e profonda riflessione e ad un esame di coscienza comunitario.

      

       Una fede che fa parte della tradizione o di usi e costumi di un popolo non coinvolge e, per la cultura odierna, è considerata inutile e senza senso.

       La fede va annunciata con la vita, cioè deve essere ascolto della Parola che cambia lo stile di vita.

       Vivere la fede è ascolto che tocca il cuore!


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