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La Luce Negli Occhi

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DOMENICA DELLE PALME (ANNO A) - 2023

“Dare a Cristo il primato nella propria vita”


 

(Mt 21,1-11 - Is 50,4-7 - Sal 21 - Fil 2,6-11 - Mt 26,14- 27,66)

      

         La Domenica delle Palme fa memoria dell’entrata trionfale di Gesù a Gerusalemme e dà inizio alla Settimana Santa, durante la quale si rievocano gli ultimi giorni della vita terrena di Cristo e vengono celebrate la sua Passione, Morte e Risurrezione.

       L’episodio dell’ingresso di Gesù a Gerusalemme rimanda alla celebrazione della festività ebraica di Sukkot, la “festa delle Capanne”. Sukkot fa parte dei shalosh regalim, le tre feste di pellegrinaggio per le quali la Bibbia stabilisce che si debba rendere grazie a Dio recandosi a Gerusalemme con il frutto del proprio raccolto. La “festa delle Capanne” è una delle più importanti per gli ebrei, che rievoca il viaggio del popolo ebraico nel deserto verso la Terra Promessa, quando vivevano in capanne (la parola ebraica “sukah” significa “capanna” e “sukoth” è il plurale).

         Gli ebrei durante questa festa portano in mano e sventolano il lulav. Il Lulav con le sue quattro specie (palma, cedro, mirto e salice di fiume) simboleggia quattro qualità che l’ebreo deve avere.

         «La palma che deve essere dritta e più compatta possibile simboleggia la rettitudine nel comportamento che l’ebreo deve tenere. Il cedro con il suo odore profumato che accenna al suo sapore ci insegna che così come siamo esteriormente dobbiamo essere interiormente. Il mirto che con le sue piccole foglie tutte in torno coprono il suo stelo simboleggia la pudicizia e la riservatezza – la tzniut, che l’ebreo deve avere. La “aravah” – il salice di fiume, è un piccolo arbusto che grazie all’acqua cresce fino a divenire un albero grande dal tronco possente. Così è l’ebreo senza l’acqua – la Torah, non cresce, anzi si secca e perde le sue foglie»[1].

       Nei Vangeli troviamo il riferimento al “lulav” agitato davanti a Gesù che entra in Gerusalemme su un asino, ma l’evangelista Giovanni afferma che la folla «prese dei rami di palme» (Gv 12, 13) mentre Matteo (21, 8) e Marco (11, 8) parlano più in generale di rami di alberi e fronde prese dai campi e Luca (19, 28-40) non menziona nulla in particolare.

       Nella tradizione cristiana la palma o il ramoscello di ulivo, portato in chiesa e benedetto dal celebrante prima della proclamazione del brano evangelico dell’ingresso di Gesù a Gerusalemme, è simbolo della pace.

       Oggi il ramoscello di palma/ulivo è l’unica cosa a cui si dà importanza, al punto che non si partecipa alla celebrazione ma si va a chiedere il ramoscello da portare in casa e/o distribuire a familiari e amici. Assume, così, sempre più un significato magico e profano, non avendo nulla a che fare con la propria adesione al Cristo riconoscendolo come il Salvatore, il Re, il Figlio di Dio a cui obbedire e dare lode con la propria vita.

       Se, dunque, è il ramo di palma o ulivo che conta, proviamo a ridare il corretto e pieno significato come simbolo di una realtà più autentica e di fede.

       Essendo legato alla tradizione ebraica, possiamo partire dal significato che nell’ebraismo ha il “lulav” e rileggerlo per la nostra vita di cristiani, di seguaci del Cristo Re e Signore.

         Essere seguaci di Cristo e proclamarlo Figlio di Dio, Re e Signore, esige: una identità del cristiano conforme alla Legge nuova che è Cristo stesso (è il significato della palma), come meditato nella prima di Quaresima; una coerenza di vita e un culto a Dio della propria vita (è il significato del cedro), come meditato nella Terza di Quaresima; una vita trasfigurata, pura nel cuore, nella mente, nella volontà e negli atti (è il significato del mirto), come meditato nella Seconda di Quaresima; il vivere la quotidianità da risorti (è il significato del salice, essere desti in Dio, nella sua legge), come meditato nella Quinta di Quaresima.

       Decidere di prendere il ramoscello di ulivo, simbolo della pace, deve significare la scelta di impegnarsi nel cammino di rinnovamento interiore, di rinascita in Dio per l’azione dello Spirito, di conformità alla sua Parola.

        Per vivere nella vera pace occorre dare a Cristo il primato nella propria vita, cioè tutto di sé trova senso e valore in Cristo, per cui senza di Lui tutto diventa inutile e privo di significato.

         Il ramoscello di ulivo che prenderemo in questa Domenica delle Palme sia il simbolo della volontà di crescere e maturare nella fede e nella sequela piena del Cristo.

        Sia il simbolo dell’impegno diuturno a cercare e attuare il Bene, imparando a riconoscere e denunciare il Male per annunciare con la vita la gioia di seguire Cristo, Re e Signore.

        Il ramoscello di ulivo deve essere il segno esteriore di una vita da risorti, da redenti nella Pasqua del Cristo, che ci accingiamo a celebrare, per essere testimoni credibili e gioiosi dell’Amore di Dio al mondo che lo ignora.

           Liberiamoci della religiosità e ritualità vuote di significato e celebriamo la liturgia di culto a Dio con la vita e con i Sacramenti.

       Viviamo nella pace, frutto della Pasqua di Cristo, impegnandoci ad essere nel mondo annunciatori del Vangelo con un linguaggio comprensibile al mondo, ma nella fedeltà alla Verità che è Cristo.

       Solo così il ramoscello di ulivo non sarà un rito magico e profano, ma il segno esteriore di una vita gioiosa di fede e dell’impegno a costruire il Regno di Dio, Regno di amore e di pace.

 

[1] https://moked.it/blog/2013/09/25/lulav-2/. Si veda anche: https://www.shalom.it/blog/editoriali-bc9/sukkot-5782-il-lulav-e-la-sua-simbologia-b1101851; https://ucei.it/festivita-ebraiche/sukkoth/.


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