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La Luce Negli Occhi

Viaggio nell'anima attraverso la Sacra Scrittura
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V DOMENICA DI QUARESIMA (ANNO A) - 2023

“Vivere la quotidianità da risorti”


 

(Ez 37,12-14 - Sal 129 - Rm 8,8-11 - Gv 11,1-45)

 

       «Io sono la risurrezione e la vita; chi crede in me, anche se muore, vivrà» (Gv 11, 25).

       Cosa c'è dopo la morte? Qual è il senso della vita?

      A queste domande, se non si trova risposta per la fede, si risponde riducendo la propria esistenza a un susseguirsi di attimi, di momenti, vissuti, a volte, senza darne importanza, valore, e la morte, di conseguenza, è solo il termine fisico della vita.

      Secondo il pensiero contemporaneo generale, la scienza è capace di dare risposte più credibili, perché essa è capace di dimostrare gli eventi, mentre la fede non dà certezze.

      Dando rilievo al pensiero scientifico, la vita e la morte sono considerati solo come processi biologici. La vita avviene per l'unione dei due gameti umani e quel processo di sviluppo cellulare termina con ciò che chiamiamo morte, fine della vita. Il corpo senza vita poi si decompone e quindi tutto ha termine.

       In questa prospettiva semplificata del processo vitale dell'uomo ciò che manca è il senso dell’esistenza.

       Forse qualcuno lo trova negli affetti, altri nella professione, altri ancora nel successo, nella cultura ecc.

       Di fatto sono valori, ideali, ma non il vero senso della vita!

       La fede cristiana indica come senso e valore della vita umana il Cristo, Via, Verità e Vita (Gv 14, 6).

       Riconoscere ed accogliere il Cristo come Dio e Signore, come colui che è “Via da seguire”, essendo il modello di umanità, “Verità che dà senso e valore al vivere”, e “Vita di Amore che qualifica appieno le relazioni”, permette di raggiungere il pieno e completo senso della vita.

       Il cristiano che vive in pienezza la fede è il portatore di senso della vita nel mondo perché la sua esistenza è carica di speranza per la fede che vive e la carità su cui basa il suo pensare, volere e agire.

       Credere nel Dio cristiano ed essere cristiani significa vivere la quotidianità da risorti.

     Liberi per la fede e nella fedeltà all'amore di Dio, i cristiani vivono l'attimo presente proiettati verso l'eternità in Dio, cioè vivono il presente nella tensione di un futuro in Dio carico di vita e di amore.

       Le relazioni interpersonali, le azioni e le responsabilità del vivere sono vissute in pienezza e nell'amore perché in tutto sia presente Dio!

       La fragilità e il peccato non vengono sublimati o eliminati per la fede in Dio, ma il credente ne prende piena coscienza e li orienta e rinnova in un costante cammino di redenzione, di rinascita nella grazia dello Spirito Santo.

     Il cristiano autentico è risorto a vita nuova nello Spirito se e quando, consapevole del suo limite e del suo errore, si lascia rinnovare interiormente dal Cristo, cambiando mentalità, per "amare per primo", essendo stato amato per primo da Dio, generando così vita nuova, vera resurrezione nell'amore e nella verità: amando senza riserve, perdonando senza attendere il pentimento dell'altro, tessendo relazioni cariche di speranza e di fiducia.

       A termine di questo nuovo cammino quaresimale, esaminiamo la nostra coscienza per allontanare tutto ciò che non genera vita in noi e nel prossimo; per rinnovare in noi il cammino di conversione; per imparare ogni giorno ad "amare per primi" come fa Dio verso di noi, nonostante il nostro peccato.


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