Privacy

I cookie ci aiutano a fornire i nostri servizi. Utilizzando tali servizi accetti l'utilizzo dei cookie da parte nostra Clicca qui per ulteriori informazioni




La Luce Negli Occhi

Viaggio nell'anima attraverso la Sacra Scrittura
  • Occhi



×

Errore

Strange, but missing GJFields library for /home/utxxpkem/public_html/plugins/system/notificationary/HelperClasses/GJFieldsChecker.php
The library should be installed together with the extension... Anyway, reinstall it: GJFields

III DOMENICA DI QUARESIMA (ANNO A) - 2023

“Dare culto a Dio con la vita”


 

(Es 17,3-7 - Sal 94 - Rm 5,1-2.5-8 - Gv 4,5-42)

 

       «[…] i veri adoratori adoreranno il Padre in spirito e verità: così, infatti, il Padre vuole che siano quelli che lo adorano. Dio è spirito, e quelli che lo adorano devono adorare in spirito e verità» (Gv 4, 23).

         Meditando sul brano della Trasfigurazione ho affermato che la fede cristiana è lasciarsi trasfigurare dall'incontro con Cristo, dalla sua parola affinché la propria esistenza diventi presenza di Dio nella quotidianità.

        Da questo si comprende che dare culto a Dio non è offrire preghiere, atti di devozione, presentare offerte esteriori o fare penitenze, sacrifici, mortificazioni corporali.

        Dare culto a Dio, gradito e accolto, significa fare della propria esistenza una “lode a Dio”, “una presenza del suo Amore nella quotidianità”.

Gesù parla di un culto vissuto in “spirito e verità”; di “adoratori in spirito e verità” (Gv 4, 23).

       L’espressione “spirito e verità” è una endiadi tipica giovannea[1] che ci aiuta a comprendere che solo nella piena comunione con Dio viviamo il culto gradito a Lui.

       “In spirito”: per offrire il culto gradito a Dio di sé stessi occorre lasciarsi abitare dallo Spirito di Dio. Lo Spirito Paraclito, dono del Padre e del Figlio, ci illumina per comprendere e compiere la volontà d Dio e così offrire il culto gradito della nostra vita modellata nell’ascolto della Parola e nella carità. «Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui […] lo Spirito Santo che il Padre manderà nel mio nome, lui vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto» (Gv 14, 23.26).

       Il culto gradito a Dio non è quindi uno esteriore, ma il culto della nostra vita modellata, secondo il suo insegnamento, nell’Amore di Dio. San Paolo lo afferma chiaramente: «Vi esorto dunque, fratelli, per la misericordia di Dio, a offrire i vostri corpi come sacrificio vivente, santo e gradito a Dio; è questo il vostro culto spirituale. Non conformatevi a questo mondo, ma lasciatevi trasformare rinnovando il vostro modo di pensare, per poter discernere la volontà di Dio, ciò che è buono, a lui gradito e perfetto» (Rm 12, 1-2).

       La stessa partecipazione all’Eucaristia non è una offerta di un sacrificio esteriore a noi, di una sterile partecipazione per assolvere ad un precetto o peggio per consuetudine: è adesione della vita a Cristo e impegno di costante conversione per essere a Lui conforme.

       Il perfetto sacrificio gradito a Dio è quello del Cristo e solo quando, guidati e modellati dallo Spirito, viviamo nella comunione con Cristo offriamo il vero culto al Padre.

       La preghiera non è la recita di parole, anche se tratte dalla Bibbia, ma è apertura del cuore a Dio, allo Spirito, perché ogni pensiero, ogni parola, ogni gesto, tutto di noi sia espressione della appartenenza a Dio.

       Questo non vuol dire essere senza peccato, ma vivere nell’impegno e nella consapevolezza di un processo di conversione, di totale disponibilità a lasciarsi trasformare dall’incontro con Dio, dal suo Amore!

       Tutto ciò manifesta il vivere nella Verità.

        Il culto nella “verità” è espressione del rinnovamento nella grazia dello Spirito: un rinnovamento della mente, del cuore e della volontà. È rinascita dall’alto; rinascita nella fede, nello Spirito. È vivere pienamente nel dono della fede, nella grazia del Battesimo ricevuto.

        Il culto nella “verità” è il culto della propria vita nella piena sequela del Cristo Verità, Via, Vita. È operare nella Verità: «[…] chi fa la verità viene verso la luce, perché appaia chiaramente che le sue opere sono state fatte in Dio» (Gv 3, 21).

        Per vivere ciò occorre crescere in umiltà e docilità.

       Santa Teresa d’Avila ripeteva: “L’umiltà è camminare nella verità”.  Non è umile chi disprezza sé stesso o si stima incapace di tutto, ma chi vede la verità della propria persona, sa riconoscere i propri limiti così come i propri talenti, si sforza di impiegarli nel miglior modo e di migliorare tenendo a freno ciò che ostacola il bene.

       Umiltà, quindi, non significa ritenersi inferiori, ma essere consapevoli di ciò che realmente siamo, senza sovrastimarsi ma neppure sottovalutandosi. Umiltà significa poggiare su una base solida di autoconoscenza e da lì partire per poter poi, giorno per giorno, riuscire a superare i propri limiti, affidandosi a Dio e camminando nella Verità.

       Per camminare nella Verità occorre vivere nella docilità, cioè avere una coscienza aperta alla ricerca della verità per discernere il Bene. Occorre avere un “cuore docile”, come chiese a Dio il re Salomone per guidare e governare il suo popolo: «Concedi al tuo servo un cuore docile, perché sappia rendere giustizia al tuo popolo e sappia distinguere il bene dal male» (1 Re 3,9).

       «“Cuore docile” allora significa una coscienza che sa ascoltare, che è sensibile alla voce della verità, e per questo è capace di discernere il bene dal male» (Benedetto XVI, Angelus del 24 luglio 2011).

      

       Il culto gradito a Dio è, dunque, quello di una vita vissuta nel costante ascolto della Verità, della Parola di Dio, perché la coscienza personale sappia ricercare sempre il bene e rifiutare il male, impegnandosi a superare i propri limiti in umiltà e docilità all’azione dello Spirito, sapendo mettere da parte il proprio orgoglio, la propria affermazione e supremazia, per operare nella carità e nella ricerca del Bene di tutti.

         Camminiamo nella Verità e offriamo a Dio il culto della nostra vita nella costante ricerca del bene. Affidiamoci alla Vergine Maria, umile e docile, che ha accolto la Verità nel suo grembo e ci ha insegnato a dargli ascolto. Imitiamo Lei, che ha fatto della sua vita il “vero culto” in “spirito e verità”, e diciamo il nostro rinnovato “Si” al Padre con una coscienza vigile e attenta a compiere il massimo bene in ogni circostanza del nostro vivere.

[1] Figura retorica per cui si disgiungono due parole l'una delle quali sarebbe il complemento dell'altra


Passa alla modalità desktopPassa alla modalità mobile