XIII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO C) - 2022
“LUMINOSI NELLO SPLENDORE DELLA VERITÀ”
(1Re 19,16.19-21 - Sal 15 - Gal 5,1.13-18 - Lc 9,51-62)
«Cristo ci ha liberati per la libertà! […] siete stati chiamati a libertà» (Gal 5,1.13).
“Libertà” è uno dei termini più usati e rivendicati degli ultimi decenni. Libertà di fare, di essere, di pensare, di parlare, di giudicare! Si afferma una libertà individuale che spesso si pretende di affermarla ed imporla sulle altre libertà individuali.
Se è vero che ognuno ha diritto alla sua libertà, questo non deve significare non considerare e tener conto di quella altrui. Per vivere la libertà è l’importante il rispetto reciproco e il riconoscimento della pari dignità personale.
Ma siamo certi di parlare lo stesso linguaggio del Vangelo, ragionando sulla libertà intesa secondo la cultura odierna? In linea generale possiamo affermare di si, ma la libertà evangelica è molto di più e supera la prospettiva individualista esigendo una identità profonda in Dio e in relazione con Lui.
La libertà evangelica è dono di Cristo! Va accolto Lui e il suo Vangelo per comprendere il significato profondo ed esistenziale della libertà da Lui donata.
San Paolo afferma che è una chiamata di Cristo, quella alla libertà (Gal 5,13), dono del battesimo, con il quale si è inseriti nella vita in Dio.
È una libertà di chi si riconosce figlio di Dio e decide di vivere da tale, per cui non è libero di fare ciò che vuole per il semplice fatto che è un essere umano razionale, ma con il “di più” di vivere la relazione d’amore con Dio. Pertanto, il suo essere libero comporta non assecondare semplicemente i suoi bisogni, desideri, ideali come persona umana, ma con il “di più” che deriva dalla fede che professa, che non è contro la persona umana e i suoi desideri, ma li eleva perché siano espressione dell’amore agapico di Dio.
Vivere la libertà evangelica significa, dunque, vivere nella Verità del Vangelo, cioè in una profonda relazione d’amore con Dio, che vuol dire molto di più di una osservanza legale, morale di precetti, ritualità e di culto.
Altro non è che ciò che Gesù presenta nel brano evangelico di questa domenica. Vivere secondo il Vangelo è una esigenza vitale totale che è alla base e dà senso ad ogni realtà dell’uomo.
Il suo Vangelo viene incontro ai desideri più profondi dell’umanità; Gesù sa bene che siamo fragili e incostanti, ma offre il suo amore, la sua mitezza, la sua pazienza. Alle nostre incostanze e cadute non risponde come vorrebbero i discepoli Giovanni e Giacomo, con il fuoco che castiga, ma con l’attesa paziente dell’amore misericordioso.
Cristo ci ama e ci rispetta, non si irrita di fronte ai nostri tradimenti, alle nostre scelte meschine, ma risponde con l’amore fino alla donazione totale di sé sulla croce, in una piena libertà di amore, alla quale ci chiama a rispondere e a viverla sul suo esempio.
Nelle tre risposte Gesù non afferma che non si deve amare sé stessi, i familiari, ma questo amore deve essere rigenerato e purificato in Dio, liberandolo dalle logiche umane, dagli interessi, tornaconti e meschinità.
L’ego personale, con il quale misuriamo le relazioni affettive e calcoliamo la quantità di amore da investire, deve cedere il posto a Dio e la misura diventerà molto più grande.
Quando si accoglie questa logica di vita secondo il Vangelo, nella grazia dello Spirito, si vive nella libertà evangelica, per la quale la ristrettezza della logica umana, limitata da interessi e vantaggi personali, si converte ad una logica di donazione e offerta con la quale rinnovare il mondo.
«Nessuno che mette mano all’aratro e poi si volge indietro, è adatto per il regno di Dio» (Lc 9, 62).
Questa espressione forte di Gesù esprime proprio la condizione per appartenere al Regno di Dio: pensare ed operare secondo il Vangelo.
Spesso questo versetto è interpretato come la condanna di Cristo verso chi abbandona la consacrazione religiosa, ma è una errata interpretazione perché il Regno di Dio è per i figli, i battezzati e non esclusiva del clero e dei religiosi, per cui mettere mano all’aratro e volgersi indietro significa scegliere di vivere nella logica del Vangelo e rimpiangere o rimanere legato alla logica umana di interessi e tornaconti, di meschinità e ipocrisie.
Scegliere Dio, vivere il Vangelo significa cambiare mentalità, stile di vita, interessi, modo di amare, non più legati al personale interesse, ma nella donazione di sé secondo l’amore agapico di Dio.
Se la fede è ridotta a legalismo, ad una morale, a leggi e tradizioni umane, per quanto con riferimenti alla fede, di fatto non è vita secondo il Vangelo.
La morale cristiana non è legalismo, ma sequela di Cristo, Legge nuova e fonte di ogni moralità.
Il culto cristiano non è una offerta di cose esteriori, come il culto dell’A.T., o parole elevate a Dio, sebbene con afflato e devozione, ma è unione al sacrificio di Cristo con una vita tutta immersa nella Verità per la Fede operante nella Carità.
Vivere nella libertà secondo il Vangelo è appartenere al Regno, operare nel mondo da testimoni di Cristo, essere luminosi nello splendore della Verità.
O Dio, che ci hai reso figli della luce con il tuo Spirito di adozione,
fa' che non ricadiamo nelle tenebre dell'errore,
ma restiamo sempre luminosi nello splendore della verità.
(Colletta della XIII domenica del T.O.)