SANTISSIMO CORPO E SANGUE DI CRISTO (ANNO C) - 2022
“Essere presenza di Cristo”
(Gen 14,18-20 - Sal 109 - 1Cor 11,23-26 - Lc 9,11-17)
«Ogni volta, infatti, che mangiate questo pane e bevete al calice, voi annunciate la morte del Signore, finché egli venga» (1Cor 11, 26).
La Solennità del Corpus Domini, in cui ci soffermiamo a riflettere sulla presenza reale di Cristo nelle specie del pane e del vino consacrate che diventano suo corpo e suo sangue, è una espressione della fede in Dio e della appartenenza a Cristo, come membra del suo corpo mistico.
Le parole di San Paolo affermano con chiarezza il senso e l’impegno derivante dell’accostarsi e ricevere l’Eucaristia: diventiamo testimoni viventi del mistero della salvezza e portatori del suo amore redentivo nel mondo.
Accostarsi al sacramento dell’Eucaristia è un atto di fede e un impegno a vivere secondo Cristo.
“Fare la comunione” significa vivere in comunione con Dio e i fratelli nella sequela di Cristo.
Non è un momento devozionale o magico, ma un impegno di vita, una scelta profonda del Vangelo.
Ricevere il Corpo di Cristo inserisce il fedele nel corpo mistico di Cristo, che è la Chiesa, la comunità dei fedeli. Questo comporta una scelta di vita di comunione, di unione, di fraternità.
Le divisioni nella Chiesa, le fazioni nelle comunità, i sentimenti negativi e le rotture di relazioni tra fedeli sono di scandalo e in contraddizione con ciò che si celebra e si riceve.
Purtroppo, dov’è l’uomo là ci sono divisioni e discordie, gelosie e invidie, maldicenze e calunnie. San Paolo ricorda ai Galati: «Ma se vi mordete e vi divorate a vicenda, badate almeno di non distruggervi del tutto gli uni gli altri!» (Gal 5, 15).
Per evitare le divisioni e il far del male al prossimo, fino a cancellarlo dalla propria vita o, peggio, arrivare a distruggere la sua reputazione e rendergli invivibile la vita, basta fissare lo sguardo su Cristo e sulla sua presenza nell’Eucaristia.
Gesù si è immolato per l’umanità quando questa non aveva nessuna intenzione di ascoltarlo e cambiare vita. Ha donato sé stesso umiliandosi fino alla morte di croce, tra sofferenze e insulti. In tutto questo è rimasto fedele all’Amore, che ha donato e continua a donare all’umanità.
Questo dono di amore, perpetuato ogni giorno nell’Eucaristia celebrata e nella presenza reale nel Sacramento, è la sostanza e l’impronta vitale della fede e dell’operato del battezzato.
Senza Eucaristia non si vive; senza l’Eucaristia non esiste la Chiesa; senza l’Eucaristia non ha valore la fede nel Dio Uno e Trino.
Mediante l’Eucaristia il battezzato trova la forza per vivere nell’amore di Cristo e nella fraternità autentica verso il suo prossimo.
Dall’Eucaristia deve nascere e sgorgare ogni gesto, attenzione e supporto verso il prossimo. Dall’Eucaristia il battezzato opera nella carità e cammina nella Verità.
Al centro della fede del battezzato deve esserci l’Eucaristia, celebrata, adorata e vissuta nella comunione autentica e sincera tra credenti.
In questo nostra società scristianizzata, in cui il riferimento a Dio è vissuto sempre più come un atto di sentimentalismo e devozione, occorre che i battezzati ripartano dalla celebrazione, dalla adorazione e dalla testimonianza della presenza reale di Dio nell’Eucaristia. Essere per il mondo testimonianza vivente del mistero di salvezza operato da Cristo, mediante una vita di vera comunione con Dio e con il prossimo, vincendo ogni divisione e giudizio, operando con fede nell’amore e nell’accoglienza del prossimo.
Essere presenza di Cristo mediante una vita di comunione e testimonianza dell’amore di Dio, sostenuti dalla sua presenza reale nell’Eucaristia, celebrata, adorata, pregata e vissuta.