SESTA DOMENICA DI PASQUA (ANNO C) - 2022
“Agire nell’amore”
(At 15,1-2.22-29 - Sal 66 - Ap 21,10-14.22-23 - Gv 14,23-29)
«Se uno mi ama, osserverà la mia parola […] Chi non mi ama, non osserva le mie parole» (Gv 14, 23-24)
Amare Dio! Ogni credente vive nella consapevolezza che credere ed avere fede significa amare Dio, ma cosa vuol dire esattamente?
Gesù dice chiaramente che amarlo significa osservare la sua Parola, di conseguenza amare Dio non è semplicemente avere una vita religiosa pia, recitare preghiere, avere una moralità il più possibile integerrima.
Amarlo richiede ascolto attento, confronto costante e studio della Parola. Quanti credenti conoscono la Bibbia? Quanto tempo si dedica all’ascolto, alla meditazione e comprensione del testo biblico?
Si ignora la Parola e si riduce la fede a pratiche devozionali, a una partecipazione da spettatori all’Eucaristia e a qualche altra celebrazione sacramentale comandata.
Certamente tutto questo non permette di vivere l’ascolto della Parola di Dio, né tantomeno essere coloro che applicano alle situazioni gli insegnamenti, considerato che si conoscono appena e di conseguenza il discernimento sulle circostanze si riduce ad una interpretazione personale.
«Non chiunque mi dice: «Signore, Signore», entrerà nel regno dei cieli, ma colui che fa la volontà del Padre mio che è nei cieli […]» (Mt 7, 21-29).
Amare Dio e fare la sua volontà sono due realtà inscindibili: amarlo comporta la conoscenza, la sequela e vivere illuminati dal suo insegnamento. Essere credenti comporta costruire la propria esistenza a partire da Dio, perché tutto della nostra esistenza sia espressione dell’amore per Lui.
Ciascuno è chiamato a fare la volontà di Dio e questo comporta non fare cose straordinarie, opere eclatanti, ma vivere la quotidianità con la personale e piena volontà di amare Dio e di generare amore in noi e nel prossimo. Fare la volontà di Dio esige fare scelte che non ci escludano dalla relazione con il prossimo, anzi il contrario. La volontà di Dio si realizza nella relazione con il prossimo, con il mondo, con ogni realtà concreta in cui viviamo, mediante l’impegno personale nel “generare amore, vita e reciprocità costruttiva”.
«Chi, infatti, non ama il proprio fratello che vede, non può amare Dio che non vede. E questo è il comandamento che abbiamo da lui: chi ama Dio, ami anche suo fratello» (1Gv 4, 20-21).
Amare Dio esige l’amore per il prossimo! Dio ci ha chiamati personalmente in una relazione intima d’amore con Lui, ma ci ha costituiti comunità di credenti, Chiesa. Inoltre, ci ha investiti della responsabilità di essere portatori del suo Amore nel mondo, essendo “sale e luce” (cfr. Mt 5, 13-16). Osservare la Parola di Dio significa attuarla nella vita personale mediante scelte, parole, gesti, impegno costante nell’amore e nella verità.
Osservare la Parola per amare Dio significa “essere nel mondo senza essere del mondo” (cfr Gv 17, 11-19), cioè vivere da protagonisti la vita concreta, sapendo sempre discernere il bene ed evitare il male. Significa vivere nella Verità, nella Giustizia e nella Carità, perché la Fede sia testimoniata nella fattività del credente, scevro da ipocrisia e vanagloria.
Essere coloro che amano Dio e osservano la Parola significa spogliarsi del “lievito farisaico”, che spesso connota i cristiani, che inseguono una falsa giustizia e un perfezionismo di facciata e al contempo giudicano, escludono e condannano senza pietà il prossimo.
Osservare la Parola per amare Dio significa agire nell’amore! La Parola di Dio, che si concretizza nella vita personale, conduce a agire nell’amore, consapevoli che Dio giudicherà l’umanità sull’amore: «Signore, quando ti abbiamo visto affamato o assetato o straniero o nudo o malato o in carcere, e non ti abbiamo servito? […] In verità io vi dico: tutto quello che non avete fatto a uno solo di questi più piccoli, non l'avete fatto a me» (Mt 25, 31-46).