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Categoria: T. Ordinario 2021 - Anno B
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XXIII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO - ANNO B - 2021

“Effatà: Aperti alla Grazia”


 

(Is 35,4-7a - Sal 145 - Gc 2,1-5 - Mc 7,31-37)

 

       La fede richiede “ascolto” e “annuncio”: ascolto di Dio che parla, si rivela; annuncio dell’incontro con Dio e di ciò che si è ascoltato e vissuto.

           Il miracolo del sordomuto, riportato da Marco, è presentato dall’evangelista in una zona dove presumibilmente gli ebrei coesistevano con una popolazione di altra religione, con lo scopo di sottolineare l’importanza del racconto per il destinatario del vangelo: l’azione salvifica di Gesù riguarda anche i pagani.

         La guarigione del sordomuto, riportata da Marco, è un invito all’evangelizzazione affinché il mondo riconosca che Dio “ha fatto bene ogni cosa” servendosi dell’opera di Gesù.

        Gesù è presentato da Marco non tanto come un guaritore, un taumaturgo, quanto come il Messia, il Figlio di Dio che ha portato a compimento le promesse di Dio indicate dal profeta Isaia: «[…] si apriranno gli occhi dei ciechi e si schiuderanno gli orecchi dei sordi […] griderà di gioia la lingua del muto» (Is 35, 5-6).

       L’evangelista non intende indicare il sordomuto come una figura tipica di chi è sordo all’annuncio della salvezza, ma è intenzionato a presentare Gesù come il Messia atteso, il Salvatore che guarisce “l’uomo intero”, perché i difetti della natura umana vengono eliminati per mostrare la creazione così come è stata voluta da Dio.

         La guarigione del sordomuto è un segno per indicare la nuova creazione che Dio porterà a compimento alla fine dei giorni, ogni male e limite sarà sconfitto e tutto tornerà a dare lode a Dio e la creazione si mostrerà nel suo pieno splendore. All’inizio della creazione «Dio vide quanto aveva fatto, ed ecco, era cosa molto buona» (Gn 1, 35); nel giorno del compimento delle promesse il Signore dirà: «Ecco, io faccio nuove tutte le cose» (Ap 21, 5).

           Il battezzato è inserito nella nuova creazione e nel corso della sua vita è chiamato a rendere maturo il dono ricevuto con una vita secondo la Parola di Dio e le opere di carità, di misericordia.

       Nella liturgia battesimale è inserito il rito dell’Effata, che richiama il segno di Gesù sul sordomuto. Il celebrante tocca le orecchie e la bocca del neo battezzato dicendo: Il Signore Gesù, che fece udire i sordi e parlare i muti, ti conceda di ascoltare presto la sua parola, e di professare la tua fede, a lode e gloria di Dio Padre.

        Questo gesto del sacerdote non ha nulla a che vedere con il gesto compiuto da Gesù sul sordomuto, ma ha valore simbolico, forse è poco sottolineato durante la celebrazione e difficilmente compreso nella cultura moderna, ma di fatto è espressione di quello che deve essere la vita del battezzato: accolto il dono della fede, va alimentato con l’ascolto continuo della Parola e la testimonianza della vita, l’annuncio di ciò che si è ricevuto.

          L’incontro con il Cristo guarisce dai propri difetti, dalla propria limitatezza ed apre alla nuova realtà della vita di fede, in cui tutto diventa una lode a Dio per quanto ha fatto, riconoscendo la sua infinita misericordia e il suo amore senza limiti, che dona a chiunque lo accoglie e lo riconosce come il Signore della sua vita.

         La vita nuova del battezzato è espressione della salvezza operata dal Cristo, che, riconosciuta e vissuta, porta ad affermare: «Ha fatto bene ogni cosa» (Mc 7, 37), interpretando in modo corretto il gesto di Gesù sul sordomuto, espressione del suo essere il Messia, il Salvatore, Colui che porta a compimento le promesse del Padre.

        I fedeli, nella diversità di carismi e ministeri, sono chiamati a vivere ed operare secondo quanto insegnato dal Cristo, per cui in ogni cosa e in ogni situazione sono chiamati ad esprimere la novità della vita ricevuta con il battesimo ed essere annunciatori della salvezza, che è per tutta l’umanità.

        L’invito dell’apostolo Giacomo a vivere una fede libera da favoritismi personali e a saper essere liberi da giudizi, accogliendo la prospettiva di vita di Cristo, è l’applicazione pratica di quanto espresso nella guarigione del sordomuto: il credente viene inserito in una nuova prospettiva di vita, di comprensione e valutazione delle cose; la vita del cristiano deve essere espressione della novità operata da Cristo con il dono della fede ricevuta e vissuta.

        La contrapposizione tra ricco e povero, riportato da Giacomo, è espressione del diverso modo di valutare del mondo e della fede. Chi è inserito, per il battesimo, nella vita di fede non può più considerare le cose secondo la mentalità del mondo, ma deve valutare tutto secondo Dio, il quale non fa preferenza di persona, ma tutti accoglie e ama.

        Il discorso di Giacomo lungi dall’essere un discorso politico, secondo quanto siamo oggi portati a fare, strumentalizzando il Vangelo per addurlo alle logiche umane e asservirlo ad ideologie che nulla hanno a che vedere con Dio.

       La contrapposizione “ricchi” e “poveri”, secondo la mentalità evangelica, vuole esprimere la condanna di ogni forma di egoismo, sopraffazione, abuso, discriminazione, emarginazione, esclusione, sfruttamento del prossimo.

       La condizione della povertà, scelta da Dio, come dice Giacomo, è la condizione propria dell’uomo, che si riconosce nel suo bisogno e nel suo limite. La ricchezza condannata da Dio è espressione dell’egoismo, del sopruso dell’uomo, sul suo simile e su sé stesso, non riconoscendo di essere invece povero, di aver bisogno di Dio.

        Il battezzato è chiamato ad essere libero dalla logica umana e dai condizionamenti del mondo; è chiamato a saper essere capace di scegliere sempre secondo il bene di tutti, permettendo a tutti di raggiungerlo, nella loro condizione e possibilità.

       Per questo ha necessità di essere guarito dalla propria sordità per saper ascoltare la voce di Dio e di essere sciolto dal nodo della lingua per saper dire una parola che edifica e non umilia.

        Di fatto, ognuno è a vario modo nella condizione del sordomuto, tutti abbiamo limiti e difetti da cui guarire, incapaci di saper ascoltare il grido del prossimo, denunciare il male che ci circonda. Spesso siamo chiusi nelle nostre sicurezze, ricchezze, e preferiamo situazione di comodo e di vantaggio al posto di esporci prendendo posizione contro ciò che è contrario alla fede.

        Di favoritismi e accomodamenti non è esente nessuna comunità cristiana, che spesso rischia di restare sorda e muta di fronte a tante ingiustizie e meschinità, pertanto chiediamo con fede al Signore di guarire e rendere la sua Chiesa sempre più capace di vivere e di annunciare la Salvezza apportata dal Cristo, di saper essere Madre e Maestra per l’intera umanità.

         Facendo memoria del Battesimo ricevuto, chiediamo a Dio di rendere ogni battezzato “aperto alla Grazia”, in ascolto costante e profondo della sua Parola, annunciando con la vita e le opere l’amore di Dio per ogni persona, contrapponendosi ad ogni ingiustizia e favoritismo.