Epifania del Signore – 2021
“Essere epifania di Cristo”
(Is 60,1-6 - Sal 71 - Ef 3,2-3a.5-6 - Mt 2,1-12)
Qualche giorno fa leggevo sul “Corriere della Sera”, nella versione online, un articolo intervista al sociologo Franco Garelli, in merito alla sua ultima indagine sulla religiosità in Italia. Garelli afferma: «Negli ultimi 25 anni i non credenti sono cresciuti del 30%, mentre le altre fedi sono passate dal 2 all’8%. È un cattolicesimo stanco. Già nel 1998 il cardinale Carlo Maria Martini distingueva i cristiani in quattro gruppi: della linfa, del tronco, della corteccia, del muschio. I primi, convinti e attivi, rappresentano il 22%; i secondi, non sempre attivi, il 30%; i terzi, attaccati all’albero per tradizione e cultura, sono la maggioranza, il 44%. Infine vi è un 4% di critici che si riconoscono soltanto in alcune idee del cattolicesimo»[1].
Queste parole mi sono ritornate in mente meditando la Parola della Solennità dell’Epifania e mi hanno fatto interrogare sulla mia fede, su come la vivo e quanto essa sia luce al mio vivere, sia visibile nel mio modo di operare, parlare, in ogni momento della mia giornata. Non nascondo che mi sono ritrovato molto nella descrizione fatta da Garelli e, di conseguenza, mi sono chiesto: la mia vita di fede è epifania del Signore?
Se ci pensiamo bene, celebrare questa solennità della Epifania di Cristo, della sua manifestazione a tutte le genti, significa, per ogni credente nell’oggi che vive, essere “epifania” nel mondo della novità di vita che viene dalla fede.
L’oggi, nello scorrere dei secoli, è per ogni cristiano il kairos (καιρός), il tempo della salvezza e il momento opportuno da vivere in pienezza. Il cristiano, rinnovato dalla fede, vive il tempo come “manifestazione” della salvezza, come tempo di grazia.
Ciò che si contempla nella solennità dell’Epifania, la visita del Magi che vennero dall’oriente per adorare il Re d’Israele, è preludio di quello che è la missione della Chiesa dopo la Risurrezione di Cristo e la Pentecoste, che Paolo espleta agli Efesini: «[…] le genti sono chiamate, in Cristo Gesù, a condividere la stessa eredità, a formare lo stesso corpo e ad essere partecipi della stessa promessa per mezzo del Vangelo» (Ef 3, 6).
La missione della Chiesa è propria di ogni battezzato, nel suo particolare carisma e apostolato, nel suo specifico compito nella società, in cui rendere visibile, manifesta, a tutti la promessa di salvezza in Cristo Gesù.
L’evangelizzazione è compiuta da ogni singolo battezzato con il suo essere, i suoi gesti e le sue parole.
Se oggi il cattolicesimo risulta stanco è perché si vive più il sacro e la tradizione di fede, che la fede in sé stessa; più le espressioni che l’essenza della fede.
Questo non vuol dire che occorre rinnovare, o peggio modernizzare, le celebrazioni o i vari momenti di culto per attirare giovani e adulti, ma occorre rinnovare i cuori, le coscienze.
Occorre verificare se risplende la luce di Cristo in noi; se, di fatto, ragioniamo con i nostri criteri o con quelli di Dio.
I Magi hanno adorato il bambino Gesù! I cristiani devono essere adoratori di Cristo, nella Parola, nei Sacramenti, nel prossimo! Dalla adorazione di Cristo viene la luce che risplende nei nostri cuori, nei nostri occhi, che spinge a vivere in modo nuovo la vita, a non conformarla alle logiche del mondo, ma a quelle di Dio.
Celebrare l’Epifania del Signore vuol dire riconoscere Cristo Signore e Re della nostra esistenza; seguirlo camminando secondo i suoi insegnamenti; testimoniarlo al mondo non con la pratica della religione sterile e vuota, fatta di riti e tradizioni che non incidono sulle scelte di vita, ma con un impegno responsabile nel mondo per essere “luce e sale”, testimoni della novità evangelica.
I Magi hanno visto sorgere la sua stella! Il mondo ha bisogno di vedere la luce che traspare dagli occhi e dal cuore di cristiani convinti, gioiosi, che vivono con speranza e operano con carità, sostenuti da una fede viva e gioiosa.
I Magi al vedere la stella, provarono una gioia grandissima! Il mondo ha bisogno di essere contagiato dalla gioia della fede pasquale. I cristiani sono figli della risurrezione, della Pasqua di Cristo, che ci ha redenti, resi figli di Dio, liberi dal peccato e redenti dalla colpa.
L’Eucaristia è la fonte della gioia del cristiano, perché è unione al sacrificio di Cristo, partecipazione alla sua gloria, viatico nel cammino quotidiano per vivere nella fede e operare nella carità, dando ragione della speranza che è in lui.
Se la Chiesa di questo tempo risulta stanca, come emerge dalla indagine di Garelli, è proprio perché l’Eucaristia non è celebrata, adorata, vissuta. Occorre recuperare la forza vitale della santità e liberarsi dalla stantia visione del sacro. Meno rito e più liturgia! Indicando con questa espressione il vero rendere culto a Dio di una comunità che celebra i Sacramenti e li vive nel fare quotidiano.
Occorre recuperare il senso del “Ite missa este”, che è l’invito a portare la gioia della Pasqua, la luce che invade i cuori per aver partecipato al banchetto di nozze con l’Agnello, la gioia dell’essere figli di Dio ed eredi di Cristo, Re e Signore!
Celebriamo questa Epifania riscoprendo la nostra vocazione ad essere “manifestazione dell’amore di Cristo, Re e Signore” con la nostra vita, nelle pieghe delle vicende umane, donando gioia e speranza all’umanità assetata di Dio!
Gentile da Fabriano - “L'Adorazione dei Magi” - dipinto a tempera e oro su tavola - 1423
Galleria degli Uffizi di Firenze