XXXIV DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO A)
Nostro Signore Gesù Cristo Re dell'Universo
“Protagonisti della vita nell’amore di Dio”
(Ez 34,11-12.15-17; Sal 22; 1Cor 15,20-26.28; Mt 25,31-46)
“Protagonisti del proprio futuro!” “Costruttori della propria vita!” Non sono slogan pubblicitari né tantomeno desideri a cui tendere, ma la realtà della vita e della esperienza di fede.
Ognuno ha nelle proprie mani la propria vita e la costruisce con ciò che opera, decide, realizza. Il “destino” è determinato da ciascuno in base a quello che sceglie anche se condizionato, influenzato o coinvolto da quello del prossimo.
Siamo, dunque, protagonisti della nostra vita, ma nello stesso tempo siamo in relazione con il prossimo a diversi livelli di coinvolgimento, pertanto dobbiamo sentire la responsabilità della influenza e partecipazione alla vita del nostro prossimo.
Nella prospettiva di fede questa corresponsabilità è talmente fondamentale che diventa il metro di giudizio da parte di Dio sulla nostra vita.
Il brano evangelico, di Mt 25,31-46, ribadisce questo concetto e lega la nostra adesione di fede alla vita di carità e di compartecipazione con il prossimo.
Il giudizio di Dio alla fine della nostra vita non sarà altro che una costatazione e ratifica di quello che abbiamo deciso, vissuto, determinato nella nostra esistenza.
La caratteristica particolare che distingue il cristiano dal non credente è e resta l’amore agapico con il quale vivere, che supera ogni cosa, perdona ogni cosa, è a fondamento di ogni pensiero, desiderio, volontà e momento della vita.
Il modello di questo amore è Dio, che nel Cristo si è definitivamente rivelato come amore misericordioso e fedele, e chiama “amici” tutti coloro che decidono di seguirlo e mettere in pratica la sua Parola.
La solennità di Gesù Cristo Re e Signore dell’Universo trova significato in questa prospettiva di amore. Dio non è un tiranno, non è un monarca, un re che ha sudditi ai suoi piedi, ma è un Padre, il “pastore bello e buono” che ha cura delle sue pecore e le guida ai pascoli abbondanti, le dirige con giustizia perché tutte riconosce come figli amati.
Seguire e proclamare il Cristo Signore e Re dell’Universo significa impegnarsi affinché il mondo conosca, creda, sperimenti e viva il suo amore: questa è la responsabilità del credente, del battezzato e in questo consiste la fede.
La fede, infatti, è luce che deve illuminare le scelte, a compiere il corretto discernimento, deve orientare e dirigere la volontà a compiere il bene.
La fede non è emozione, sentimento, questione intima, ma è fondamento e costitutivo del vivere. Non è devozione, rito, culto vissuti slegati dalla quotidianità, ma si corrobora e cresce con la preghiera, il culto, l’ascolto della Parola per vivere in pienezza e responsabilità la quotidianità carica dell’amore di Dio.
Gesù lo ribadisce chiaramente nel brano evangelico: se vogliamo amarlo e servirlo lo dobbiamo fare nei fratelli! L’evangelista elenca alcune categorie: affamati, assetati, nudi, stranieri, malati, carcerati. Essi rappresentano le povertà, le emarginazioni di sempre, ma sappiamo che non dobbiamo limitarci a considerare solo queste categorie perché il servizio di carità è alla persona in ogni condizione e possibilità. Oggi più che mai parlare di povertà, di stranieri, di malati e carcerati è all’ordine del giorno e oggetto, a volte di speculazione ideologica, ma il cristiano è e deve sempre essere scevro da ogni condizionamento e riduzione ideologica altrimenti non è più un servizio di “agape”.
Inoltre, nella nostra società assistiamo a tante altre forme di povertà spirituale, morale, valoriale che come credenti siamo chiamati a servire con altrettanto impegno e passione.
Oggi, nonostante il benessere, lo sviluppo tecnologico, economico, scientifico, la società è sempre più vuota di valori, di sentimenti; ha bisogno di padri/madri, maestri, testimoni che si sanno porre accanto con discrezione, dolcezza, gratuità, determinazione, pazienza e fermezza.
L’impegno di fede oggi è ancor più impegnativo perché i primi a dover essere rieducati e formati alla fede sono i battezzati, coloro che appartengono alla fede cristiana per tradizione.
Le comunità parrocchiali, i gruppi di laicato, le associazioni di volontariato di ispirazione cristiana hanno bisogno di riscoprire la novità del Vangelo per un servizio di amore sempre più libero e fedele a Cristo Signore e Re, pastore bello e buono delle nostre anime.
Il mondo ha bisogno di cristiani che si riconoscano per come amano e servono, che è diverso dal modo di amare e servire secondo la logica umana e del mondo, perché è guidato dallo Spirito Santo.
I cristiani, imparando dal Cristo, vivono il loro rapporto con il prossimo da fratelli, senza divisione, discriminazione e giudizio. Per vivere questo è necessario vivere un rapporto con Dio vero e profondo attraverso l’ascolto della Parola, la vita sacramentale, la preghiera personale e comunitaria.
Per amare come Dio, per servire i fratelli con l’amore di Dio, per essere seguaci e amici di Dio occorre lasciarsi rinnovare da Lui, mettersi alla sua scuola, rinnegare il nostro egoismo, il modo di amare possessivo e utilitaristico che è proprio della condizione umana.
“Signore Gesù,
Re e Signore,
pastore bello e buono delle nostre anime,
mi affido a Te.
Tu mi hai insegnato ad amare il prossimo
e riconoscerlo come tuo e mio fratello,
insegnami a vincere ogni egoismo,
a liberarmi da ogni logica di profitto e di potere,
per amare e servire.
Aiutami a fare di ogni mio gesto, pensiero, parola,
una espressione del mio appartenere a Te,
per essere riconosciuto alla fine della mia vita
come tuo fratello, servo della verità,
costruttore del tuo Regno di amore,
e partecipare così alla tua gloria
nel tuo Regno.
Amen!”