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La Luce Negli Occhi

Viaggio nell'anima attraverso la Sacra Scrittura
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XXXII Domenica del Tempo Ordinario – Anno A

“Sapienti operatori di carità in verità”


 

(Sap 6,12-16; Sal 62; 1Ts 4,13-18; Mt 25,1-13)

 

       Dare senso all’esistere è sicuramente l’obiettivo comune di tutti per raggiungere la serenità e realizzazione di sé.

       Il senso e il fine della vita non sono sempre riconosciuti in Dio e, soprattutto nella cultura occidentale odierna, il senso e il fine coincidono con il benessere e l’efficienza fisica.

       La parabola evangelica di Mt 25, 1-13, presenta la realtà della vita come una vigilanza, un’attesa dello Sposo, il Signore Gesù, da parte dell’umanità rappresentata dalla dieci vergini. La vigilanza è vissuta con “saggezza” o con “stoltezza”, in base alle opere compiute e al fondamento su cui si costruisce la propria esistenza.

       Stoltezza (μωρα, fatuae) o prudenza/saggezza (φρόνησις, prudentes): in cosa consiste la differenza? Nel prepararsi o meno all’incontro con il Signore, prendendo con sé l’olio, come indica l’evangelista. In Mt 7,24-27 troviamo espressa la contrapposizione tra saggezza e stoltezza, a conclusione del “discorso della montagna”: «Chiunque ascolta queste mie parole e le mette in pratica, sarà simile a un uomo saggio (phrónimos, prudens), che ha costruito la sua casa sulla roccia. Cadde la pioggia, strariparono i fiumi, soffiarono i venti e si abbatterono su quella casa, ma essa non cadde, perché era fondata sulla roccia. Chiunque ascolta queste mie parole e non le mette in pratica, sarà simile a un uomo stolto (morós, stultus), che ha costruito la sua casa sulla sabbia. Cadde la pioggia, strariparono i fiumi, soffiarono i venti e si abbatterono su quella casa, ed essa cadde e la sua rovina fu grande».

       Il saggio è chi ascolta la Parola e la mette in pratica; lo stolto è chi ascolta e non fa. L’ascolto è comune allo stolto e al saggio: ciò che li differenzia è la pratica. Saggio è colui che è prudente, che sa provvedersi, prepararsi, equipaggiarsi. Lo stolto è colui che è grossolano, vuoto, fatuo, disattento, che parla, parla, e poco conclude, perché incapace di fare unità tra le parole e le azioni.

       Lo stolto si accontenta dell’effimero, del passeggero e del presente, incapace di programmare e prevedere il proprio futuro: vive alla giornata, sempre attento a ciò che il presente offre esautorando tutte le energie senza pensare al domani.

       Il saggio vive il presente sempre in tensione verso il futuro, che lo realizza giorno per giorno, in un costante impegno di attenzione, valutazione e discernimento.

       Nella ricerca di senso del proprio esistere, le possibili modalità di ricerca sono dunque la stoltezza e la prudenza/saggezza. Entrambe non sono esenti da cadute, rallentamenti, fatiche, stanchezza, ma la differenza sta nel saper affrontare queste situazioni e riprendere il cammino di vigilanza ed attesa. L’evangelista esprime questo con la sottolineatura: «[…] si assopirono tutte e si addormentarono» (Mt 25, 5).

       La lampada è il simbolo della vita e della fede e l’olio rappresenta le opere giuste che si compiono nel cammino della vita, che nel contesto della parabola sono simbolo di perseveranza fino all’arrivo dello Sposo. Le vergini attendono lo Sposo con il proprio bagaglio di vita, con il fardello delle opere giuste compiute. La differenza si evidenzia al risveglio dopo l’annuncio dell’arrivo dello Sposo: le cinque stolte non hanno con sé l’olio, dunque sono costrette a chiederne un po’ alle altre cinque. Si sentono però rispondere: “No, perché non venga a mancare a noi e a voi; andate piuttosto a comprarvene”.

       È una risposta egoistica? Hanno mancato di carità? No, di certo! Indica solo che alla fine della vita nessuno può operare per l’altro, nessuno è in grado di fare qualcosa per l’altro, ognuno dovrà rispondere per sé.

       L’indicazione delle vergini sagge: «[…] andate piuttosto dai venditori e compratevene» (v. 9) è per i vivi, per il presente. I venditori sono il prossimo da amare e servire nella “carità” e “verità”, sono i poveri, i deboli, gli afflitti, i perseguitati, i malati, i carcerati, gli affamati e assetati, i dubbiosi e i peccatori. Amare e servire il prossimo con carità e verità permette di acquistare l’olio per alimentare la lampada della vita.

       Le opere di misericordia, corporali e spirituali, sono i gesti di amore che presenteremo al Signore quando busserà alla porta della nostra vita e ci inviterà al banchetto di nozze.

       Decidere una vita basata sull’amore o sull’effimero ci pone nella condizione di saggezza o di stoltezza.

Ricercare la Sapienza, operare con giustizia e onestà, amare e perdonare, rende la nostra vita piena di senso e di valore, permettendo di trovare la forza di rialzarsi di fronte alle difficoltà, cadute, prove e sofferenze.

Scegliere, ricercare e vivere in funzione di ciò che è effimero, passeggero, materiale e contingente rende la vita priva di fondamenti, stolta, incapace di superare difficoltà e prove, di fare i conti con il tempo e la perdita della prestanza fisica, della forza e della capacità di fare. Una vita spesa nel cogliere l’occasione quando si presenta, nell’apparire piuttosto che nell’essere, puntando tutto sulla bellezza esteriore o sul successo, conduce alla perdita di senso e di valore.

        «Vegliate dunque, perché non sapete né il giorno né l’ora» (v. 13).

       L’invito è a vivere la vita nella continua vigilanza, non tanto per attendere la morte, quanto piuttosto nel vivere la vita in pienezza ed acquistare l’olio che ci renderà possibile la vita eterna con Dio. L’invito alla vigilanza è l’invito alla sapienza, alla ricerca di ciò che è duraturo e autentico, di ciò che dà valore e consistenza alla vita. L’invito è a vivere ogni giorno con la consapevolezza che possa essere l’ultimo, ma anche con la determinazione a renderlo carico di amore e verità, vivendo relazioni il più possibile tesi al bene e all’edificazione vicendevole.

        Inoltre, l’invito alla vigilanza e a vivere la ricerca della saggezza diventa l’impegno per ogni battezzato di riportare nella nostra vita, nelle nostre relazioni, nelle nostre scelte Dio, perché le giovani generazioni abbiano modelli autentici da seguire, ideali veri da raggiungere.

        Impegniamoci a rendere la nostra vita di battezzati una officina di opere giuste, caritatevoli e guidate dalla ricerca della verità e del bene. Sentiamoci chiamati ad essere “testimoni” di sapienza vivendo la fede e la carità in speranza.


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