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La Luce Negli Occhi

Viaggio nell'anima attraverso la Sacra Scrittura
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Solennità dell’Ascensione del Signore – Anno A - 2020

“Vivere il Battesimo per attrarre a Dio”


 

(At 1,1-11; Sal 46; Ef 1,17-23; Mt 28,16-20)

 

       «Uomini di Galilea, perché state a guardare il cielo? Questo Gesù, che di mezzo a voi è stato assunto in cielo, verrà allo stesso modo in cui l’avete visto andare in cielo» (At 1, 11)

       Da sempre il termine “cielo”, al singolare o al plurale, è considerato il luogo dove dimora la divinità, per i pagani, Dio, per noi cristiani. Gesù stesso ci insegnato a pregare dicendo: “Padre nostro, che sei nei cieli …”, indicando appunto il luogo in cui l’uomo considera presente Dio.

       In questa solennità dell’Ascensione al cielo di Cristo in anima e corpo, siamo portati a contemplare questo evento della nostra Salvezza facendo come gli apostoli: rivolgendo lo sguardo al cielo come gesto di preghiera, invocazione, adorazione.

       Guardare al cielo per chiedere a Dio la grazia di cui abbiamo bisogno. Guardare al cielo per alimentare la nostra speranza, la méta della nostra vita: l’eternità! Guardare al cielo per sollevare lo sguardo sempre ricurvo sulle fatiche e ansie quotidiane per offrirle a Dio e trovare ristoro per le nostre anime.

       Il guardare al cielo, dunque, è un gesto carico di fede, speranza e carità, perché è fatto nella consapevolezza dell’amore del Cristo, ma è possibile proprio perché Cristo ci ha aperto definitivamente le porte del Regno di Dio con il suo sacrificio di amore.

       Noi possiamo rivolgere il nostro sguardo al cielo ed essere certi che Dio ci accoglie perché Cristo ha portato la nostra umanità redenta al cospetto del Padre: ecco il senso profondo della Solennità odierna.

       Tutto è stato ricapitolato in Cristo e tutto è compiuto e noi possiamo partecipare alla sua gloria: «Tutto infatti egli ha messo sotto i suoi piedi e lo ha dato alla Chiesa come capo su tutte le cose: essa è il corpo di lui, la pienezza di colui che è il perfetto compimento di tutte le cose» (Ef 1, 23).

       La nostra preghiera, il nostro sacrificio di lode, le nostre opere di carità, sono accette e gradite da Dio perché noi siamo uniti a Cristo per il suo sacrificio di amore a cui obbediamo vivendo nella sua volontà, secondo la sua Parola.

       Noi siamo uniti a Cristo e partecipi della Gloria di Dio già ora e in pienezza alla fine della vita. Tutto questo per il dono del Battesimo ricevuto, che dobbiamo saper far fruttificare in noi.

       Con il Battesimo siamo stati costituiti figli di Dio nel Figlio Unigenito, Gesù Cristo.

       Il comando del Cristo ai suoi discepoli è chiaro: «A me è stato dato ogni potere in cielo e sulla terra. Andate dunque e fate discepoli tutti i popoli, battezzandoli nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro a osservare tutto ciò che vi ho comandato. Ed ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo» (Mt 28, 18-20).

       La missione della Chiesa è quella di accogliere nella comunione di Dio, fare suoi discepoli, mediante il dono del Battesimo e insegnando a vivere nella volontà di Dio.

       Nella Chiesa nessuno è più grande ed importante di ogni altro cristiano, perché tutti siamo battezzati e per questo possiamo rivolgerci a Dio e chiamarlo Padre.

       Tutte le altre funzioni nella Chiesa sono di servizio e non di prestigio. Agli apostoli Gesù lo dice chiaramente: «[…] chi vuole diventare grande tra voi sarà vostro servitore, e chi vuole essere il primo tra voi sarà schiavo di tutti. Anche il Figlio dell'uomo infatti non è venuto per farsi servire, ma per servire e dare la propria vita in riscatto per molti» (Mt 10, 43-45).

       L’impegno di ogni credente, allora, deve essere orientato tutto a conoscere e attuare i comandi del Signore, a vivere secondo la sua Parola, nella giustizia, nella verità e nella carità.

       Se tutti ci preoccupassimo costantemente di fare questo, non ci sarebbero più divisioni, fazioni, malumori, maldicenze ed ogni altra cosa che non è amore. Le nostre comunità cristiane, parrocchie, gruppi ecclesiali ed ogni altra realtà della Chiesa, sarebbero luoghi di vera comunione se ponessimo più attenzione a comprendere che tutti siamo figli per il Battesimo, senza fare di tutto per primeggiare o, peggio, per comandare. Se tutto lo vivessimo nella logica del servizio, non ci sarebbero situazioni di conflittualità.

       Occorre, dunque, ripartire dal Battesimo, comprendere questo grande dono e la responsabilità che ne deriva, ed impegnarci a vivere nel mondo con questa identità forte e capace di attrarre, perché radicata nell’amore di Dio.

       Come battezzati abbiamo la forza per convertire il mondo a Dio, se solo vivessimo a pieno il dono di Grazia ricevuto. Il Battesimo ci inserisce nella Santità di Dio, per cui essere battezzati significa rendere visibile la Santità di Dio nelle nostre opere, nei gesti e nelle parole. La forza attrattiva dell’amore di Dio si manifesta appunto nelle nostre esistenze di battezzati.

       Ecco il grande dono che Cristo ci ha fatto! Ecco la nostra comune vocazione alla Santità!

       Alziamo lo sguardo al cielo, per contemplare Dio e per rinnovare la consapevolezza che siamo destinati a partecipare alla Sua Gloria.

       Ringraziamo Dio per questo dono di Grazia e rinnoviamo il dono del Battesimo ricevuto, rialzandoci dalla nostra miseria umana certi che Dio ci ha chiamato alla Santità, che non è utopia, ma realtà per coloro che gli obbediscono.

       «Il Dio del Signore nostro Gesù Cristo, il Padre della gloria, vi dia uno spirito di sapienza e di rivelazione per una profonda conoscenza di lui; illumini gli occhi del vostro cuore per farvi comprendere a quale speranza vi ha chiamati, quale tesoro di gloria racchiude la sua eredità fra i santi e qual è la straordinaria grandezza della sua potenza verso di noi, che crediamo, secondo l’efficacia della sua forza e del suo vigore» (Ef 1, 17-19)


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