DOMENICA DI PENTECOSTE - MESSA DEL GIORNO (ANNO C) - 2022
“Abitati dall’Amore”
(At 2,1-11 - Sal 103 - Rm 8,8-17 - Gv 14,15-16.23-26)
«Manda il tuo Spirito, Signore, a rinnovare la terra»
Il ritornello del Salmo responsoriale di questa solennità della Pentecoste è l’anelito del cuore che si eleva a Dio perché il mondo viva nell’amore di Dio. Il Salmo 103 è un inno di lode e benedizione al Signore per le sue opere, per il creato, per la vita: nulla di tutto questo splendore esiste senza lo Spirito di Dio, ma diventa morte, tenebre, oppressione, schiavitù.
È la continua lotta tra bene e male, tra luce e tenebra, tra amore e odio, che tutti sperimentiamo nella vita.
Chi non cerca l’amore? Chi non desidera la felicità? Chi non anela alla serenità e pace interiore?
Tutto questo senza Dio è effimero ed impossibile. Senza Dio la ricerca del bene, dell’amore, della felicità diventa illusione e utopia perché non basata su valori assoluti, ma su cose caduche e passeggere.
La bellezza fisica, oltre ad essere relativa, è passeggera, sottoposta al segno del tempo. Cercare questa come valore fondante porta inevitabilmente a vivere una relazione affettiva a tempo e destinata a stancare.
La ricerca dell’amore e della felicità deve basarsi su valori assoluti ed eterni, che portano a divenire “belli” dentro, nell’anima, nel cuore e, di conseguenza, non soggetti ai segni del tempo, ma all’azione vitale e sempre nuova dello Spirito Santo.
Il mondo, la terra, ha bisogno di Dio. L’umanità per essere “bella e buona” ha bisogno di elevare lo sguardo oltre la realtà del mondo e imparare a guardare la vita con gli occhi dello stupore e della contemplazione, propri di un innamorato, di chi ha incontrato l’Amore vero: Dio!
In Dio tutto ha senso e valore oltre il contingente, perché in Lui tutto ha un altro e alto valore. Le questioni umane, che generano conflitti, rancore, odio, guerre, diventano relative, effimere, prive di senso quando rilette alla luce di Dio.
La Solennità di Pentecoste segna l’inizio della evangelizzazione a tutti i popoli; l’opposto della Babele, simbolo della dispersione e divisione; la novità di vita fondata sull’amore di Dio.
Dalla Pentecoste nasce la Chiesa, la comunità dei credenti abitati dallo Spirito e resi testimoni credibili e coraggiosi per l’azione dello Spirto in loro.
A duemila anni dall’incarnazione di Cristo, dalla sua passione e risurrezione, dal dono dello Spirito Paraclito, il mondo ha bisogno di credenti innamorati di Dio, abitati dallo Spirito, capaci di vincere le passioni ingannatrici per vivere nell’Amore di Dio.
San Paolo contrappone la “carne” allo “spirito”, intendendo con “carne” tutto quello che non rende schiavi e non liberi: le passioni, i desideri che non aprono alla vera reciprocità e al rispetto dell’altro e di sé stessi come persone, come creature di Dio chiamate ad Amare in Dio.
Tutto ciò che siamo è stato creato per amore ed è in sé buono, ma nella nostra libertà e determinazione può degenerare in male, innescando il vortice della dipendenza, della schiavitù, della morte interiore.
«Così, dunque, fratelli, noi siamo debitori non verso la carne, per vivere secondo i desideri carnali, perché, se vivete secondo la carne, morirete. Se, invece, mediante lo Spirito fate morire le opere del corpo, vivrete» (Rm 8, 12-13).
Vivere secondo lo Spirito significa lasciarsi guidare, scegliere e perseguire il bene, che è sempre oltre l’interesse personale e genera libertà e felicità vera.
Vivere secondo lo Spirito significa vivere da “figli di Dio”, cioè da coloro che ricercano la volontà di Dio in ogni cosa, in ogni minima azione, discorso, decisione, desiderio e passione personali: «E voi non avete ricevuto uno spirito da schiavi per ricadere nella paura, ma avete ricevuto lo Spirito che rende figli adottivi, per mezzo del quale gridiamo: “Abbà! Padre!”» (Rm 8, 15).
La vita secondo lo Spirito è vita quotidiana vissuta in piena responsabilità, in cui agire cercando di operare sempre nell’amore e per amore, evitando di generare dolore, male, divisione, morte in noi e nel prossimo.
Per vivere secondo lo Spirito occorre mettersi in ascolto di Lui: «Il Paràclito, lo Spirito Santo che il Padre manderà nel mio nome, lui vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto» (Gv 14, 26).
Senza una vita di preghiera, di adorazione, di contemplazione, di ascolto e meditazione della Parola, non può esserci vita secondo lo Spirito di Dio.
Vivere secondo lo Spirito comporta lottare contro le passioni e i desideri della carne e affidarsi a Dio per lasciarsi guidare, sostenere e condurre nella via del Bene, dell’Amore vero e liberante.
In questa lotta non siamo soli, ma Dio è accanto a noi, con la grazia del suo Spirito. Di questo ce ne dà testimonianza forte e precisa San Paolo, il quale descrive con queste parole la lotta interiore, che è di ciascun credente:
«Io so infatti che in me, cioè nella mia carne, non abita il bene: in me c'è il desiderio del bene, ma non la capacità di attuarlo; infatti, io non compio il bene che voglio, ma il male che non voglio. Ora, se faccio quello che non voglio, non sono più io a farlo, ma il peccato che abita in me. Dunque, io trovo in me questa legge: quando voglio fare il bene, il male è accanto a me. Infatti, nel mio intimo acconsento alla legge di Dio, ma nelle mie membra vedo un'altra legge, che combatte contro la legge della mia ragione e mi rende schiavo della legge del peccato, che è nelle mie membra. […] Siano rese grazie a Dio per mezzo di Gesù Cristo nostro Signore! Io, dunque, con la mia ragione, servo la legge di Dio, con la mia carne invece la legge del peccato» (Rm 7, 18-25).
Seguendo la testimonianza di San Paolo e di tanti altri Santi nessun credente deve sentirsi solo o incapace nel vivere la fede, secondo lo Spirito Paraclito, perché Dio è consapevole della debolezza dell’umanità, ma occorre che il credente si affidi a Dio continuamente nella preghiera, formi e verifichi la propria coscienza, e si nutra della Grazia sacramentale costantemente.
Il credente, che si affida a Dio e si lascia abitare dallo Spirito, non è mai solo e Dio lo guiderà sempre nel vivere secondo l’Amore, per questo occorre vivere nella Verità e fare verità in sé stessi.
Concludo con le parole di San Giovanni nella sua prima Lettera, in cui ci ricorda l’essenza della vita di fede in Cristo: vivere nell’amore, guidati dallo Spirito Paraclito!
«Dio è luce e in lui non c'è tenebra alcuna. Se diciamo di essere in comunione con lui e camminiamo nelle tenebre, siamo bugiardi e non mettiamo in pratica la verità. Ma se camminiamo nella luce, come egli è nella luce, siamo in comunione gli uni con gli altri, e il sangue di Gesù, il Figlio suo, ci purifica da ogni peccato. […] Se diciamo di essere senza peccato, inganniamo noi stessi e la verità non è in noi. Se confessiamo i nostri peccati, egli è fedele e giusto tanto da perdonarci i peccati e purificarci da ogni iniquità. […] Chi invece osserva la sua parola, in lui l'amore di Dio è veramente perfetto. Da questo conosciamo di essere in lui. [..] Chi dice di essere nella luce e odia suo fratello, è ancora nelle tenebre. Chi ama suo fratello, rimane nella luce e non vi è in lui occasione di inciampo. Ma chi odia suo fratello, è nelle tenebre, cammina nelle tenebre e non sa dove va, perché le tenebre hanno accecato i suoi occhi. […] Non amate il mondo, né le cose del mondo! Se uno ama il mondo, l'amore del Padre non è in lui; perché tutto quello che è nel mondo - la concupiscenza della carne, la concupiscenza degli occhi e la superbia della vita - non viene dal Padre, ma viene dal mondo. […] In questo sta l'amore: non siamo stati noi ad amare Dio, ma è lui che ha amato noi e ha mandato il suo Figlio come vittima di espiazione per i nostri peccati»
Buona solennità di Pentecoste!