XXIX Domenica del Tempo Ordinario (ANNO C) - 2022
“Credenti che amano in Verità”
(Es 17,8-13 - Sal 120 - 2Tm 3,14-4,2 - Lc 18,1-8)
Spesso mi chiedo se ho fede e cosa significhi per me credere. Non mi pongo la domanda perché dubito sulla esistenza di Dio, ma perché sento l’esigenza di verificare se il mio modo di pensare, di agire e i sentimenti che abitano nel mio cuore sono conformi alla Parola di Dio nella quale dico di credere e dalla quale affermo di trarre insegnamento e guida per la mia vita.
Credo sia una verifica necessaria e costante che ogni credente deve sentire l’esigenza di fare per non cadere nella presunzione di perfezione e ritenersi un corretto e fedele cristiano per il solo affermare di credere.
Sono sempre più consapevole di quanto sia facile cadere in atteggiamenti incoerenti, lontani da quanto si insegna, si annuncia e si professa. Credere non è una cosa naturale e avere fede non è affatto scontato. Si può accettare l’idea di Dio e della sua esistenza, ma non credere necessariamente in un Dio che si è rivelato all’uomo; si può credere e accettare che Dio esista e si sia manifestato all’umanità, ma non si è disposti a farlo entrare nella propria vita; si può credere, accogliere il suo insegnamento e vivere una relazione con Lui, ma non percorrere un cammino di vita orientato a Dio e fedele al suo insegnamento.
Dunque, chi è il credente perfetto? Cosa significa credere? Cosa significa aver fede?
È questione di pratiche di fede, di gesti di pietà devozionale da vivere? Certamente non solo o non esclusivamente.
Credere è adesione della mente, del cuore e della volontà a Dio e accogliere il suo insegnamento, ma la fede non è conseguenza immediata e diretta del credere, perché la fede è vivere l’adesione in una relazione d’amore profonda con Dio.
Si può aderire a Dio, dunque credere, con l’intelligenza, riconoscendo che è razionale e valido accettare la sua esistenza, accogliere le Sacre Scritture come Parola di Dio rivelata; con il cuore, vivendo l’insegnamento secondo la religione con attenzione e premura, partecipazione e passione piena; con la volontà, impegnandosi a seguire pedissequamente ogni minimo precetto e regola della religione; ma non avere fede, perché tutto è vissuto per una perfezione personale; per una riconoscenza e premio da ricevere; per una esaltazione di sé e una lode da parte degli altri.
La fede è una risposta d’amore piena e libera a Dio e alla sua proposta d’amore!
Se ci soffermiamo a vedere la frequenza all'Eucaristica domenicale; al modo di vivere dei giovani e la loro assenza maggioritaria dalla comunità di fede; la sempre maggiore disgregazione della cellula familiare; la perdita del riferimento ai valori della fede in ambito sociale, politico ed economico; non possiamo che concludere che la fede cristiana non è più un pilastro fondamentale della vita della nostra società italiana, o meglio la fede non ha più la sua espressione comunitaria, ma è relegata ad una dimensione soggettiva e individuale.
Possiamo ancora parlare di fede? Possiamo ancora affermare di essere una società cristiana?
Forse occorre che ogni credente cristiano, nella diversità di ruoli, responsabilità e carismi, si soffermi a riflettere sulla domanda che Gesù si è posta: «il Figlio dell’uomo, quando verrà, troverà la fede sulla terra?» (Lc 18, 8).
A questa domanda, sempre attuale, ogni singolo credente è chiamato a dare risposta con la propria vita, perché la fede per restare viva nel cuore dell’umanità occorre che sia trasmessa con la testimonianza e la coerenza dei credenti.
Si potrà continuare a credere nella religione cristiana, ad accettare i suoi insegnamenti e a vivere le attività di pietà e di culto, ma sarà sempre più svuotata di senso e poco influente sulla vita sociale, relegata sempre più alla sfera individuale, intimistica e soggettiva.
L’unico rimedio è e sarà la conoscenza della Parola, il confronto con essa, lasciando che essa penetri nel profondo e generi vita nuova. Solo per la Parola, ascoltata, meditata, pregata e vissuta, il cuore si apre alla relazione d’amore con Dio e la fede diventa contagiosa e passa di mano in mano a chi si incontra e fa parte della nostra realtà sociale.
L’esortazione di San Paolo al suo discepolo Timoteo è rivolta ad ogni battezzato perché possa conservarsi nella fede vera e dare testimonianza contagiosa e coerente al suo prossimo.
«Tu però rimani saldo in quello che hai imparato e che credi fermamente» (2Tm 3,14): rimanere saldi nella fede è possibile solo in una relazione diuturna con Dio nell’ascolto, nella preghiera e nell’impegno di vita conforme alla fede.
«Tutta la Scrittura, ispirata da Dio, è anche utile per insegnare, convincere, correggere ed educare nella giustizia, perché l'uomo di Dio sia completo e ben preparato per ogni opera buona» (2Tm 3, 16-17): è dalla Parola che nasce il cristiano testimone coerente e credibile; è dalla Parola che la pratica di fede diventa sostegno e forza per l’impegno nella quotidianità seguendo i comandamenti; è dalla Parola che la vita quotidiana è vissuta con discernimento per operare secondo il Bene ed educare al Bene!
«[...] annuncia la Parola, insisti al momento opportuno e non opportuno, ammonisci, rimprovera, esorta con ogni magnanimità e insegnamento» (2Tm 4, 2): è dalla Parola accolta, meditata e pregata che il credente dà testimonianza con uno stile di amore e con una parola che tocca il cuore e genera vita.
Per il battezzato ogni situazione della giornata è da vivere come un atto d’amore per Dio e il prossimo, l’occasione unica e irrinunciabile per dire il proprio “Si” d’amore a Dio e donarlo al prossimo.
Vivere la vita come un continuo atto d’amore a Dio e al prossimo è fare della propria esistenza una preghiera continua e costante.
La preghiera rivolta a Dio con la mente, le labbra e con il cuore diventa autentica ed efficace se resa concreta e viva nella quotidianità della propria concreta esistenza; non mediante gesti eroici o straordinari, ma nella semplicità e ordinarietà del proprio ruolo nella società.
Non bisogna essere credenti perfetti, ma essere credenti che vivono nell’amore e donano amore.
La fede non è questione di perfezione, ma è impegno di amore!
È vivere da Credenti consapevoli di essere fragili e peccatori, che amano e operano nella carità e in verità.
Accresci, Signore, la mia fede!
Illumina il mio cuore e aiutami a fare della mia vita una risposta d’amore a Te e ai fratelli che poni sul mio cammino.
La tua Parola, letta e meditata ogni giorno, sia luce nelle scelte, forza nella prova, conforto e sprono in ogni occasione della mia esistenza.
La tua Parola sia l’ancora per restare unito alla tua volontà e il vincastro per non farmi mai deviare dal tuo amore.
Sostienimi con il tuo Amore, perché nutrito della tua Parola e dell’Eucaristia,
possa darti testimonianza credibile al prossimo
perché la fede sia condivisa e vissuta
e non venga meno fino al giorno della tua venuta. Amen!