Domenica di Pentecoste – Anno B - 2021
“Amare sì, ma secondo lo Spirito”
(At 2,1-11 - Sal 103 - Gal 5,16-25 - Gv 15,26-27; 16,12-15)
La solennità di Pentecoste segna l’inizio della Chiesa. La Chiesa nasce con il dono dello Spirito Santo e sussiste grazie allo Spirito. Senza lo Spirito Santo, la Chiesa non ha vitalità in sé e sarebbe solo una struttura umana priva di ogni riferimento a Dio.
Occorre comprendere, allora, cosa significa accogliere il dono dello Spirito e celebrare la Pentecoste.
Non dobbiamo dimenticare che la solennità di Pentecoste cristiana si inserisce nella festa di Pentecoste ebraica. Gli ebrei celebrano la Pentecoste, in ebraico Shavu'òt, che significa, letteralmente, Settimane. Lo scopo originario di questa ricorrenza era il ringraziamento a Dio per i frutti della terra, cui si aggiunse più tardi, il ricordo della rivelazione di Dio sul Monte Sinai e il grande dono fatto al popolo ebraico della Torah, la Legge.
Era una delle feste di pellegrinaggio al tempo di Gesù, per questo i discepoli si trovano nuovamente a Gerusalemme, nel giorno di Shavu'òt, e riceveranno lo Spirito Santo.
Nel giorno di Pentecoste gli Apostoli riuniti, insieme a Maria, ricevono lo Spirito Santo promesso dal Cristo e iniziano ad annunciare il Vangelo senza paura e tutti li comprendono: «Tutti costoro che parlano non sono forse Galilei? E come mai ciascuno di noi sente parlare nella propria lingua nativa? […] li udiamo parlare nelle nostre lingue delle grandi opere di Dio» (At 2, 7-11).
Il dono dello Spirito ricevuto permette a tutti di accogliere l’Alleanza di Dio con l’umanità, di accogliere la Legge nuova del Cristo, morto e risorto.
La Pentecoste cristiana è l’inizio del cammino del nuovo popolo di Dio redento dal Cristo, seguendo la Legge nuova, che non abolisce la Torah, ma la porta a compimento: la Legge dell’Amore!
Celebrare oggi la Pentecoste deve significare la continua adesione nella vita nuova dello Spirito in cui ogni battezzato è inserito.
Celebrare la Pentecoste oggi deve significare il bisogno di ricercare sempre ciò che è secondo la volontà di Dio per essere Chiesa viva, corpo mistico di Cristo.
«Fratelli, camminate secondo lo Spirito e non sarete portati a soddisfare il desiderio della carne» (Gal 5, 16).
Celebrare la Pentecoste oggi deve significare per ogni cristiano il rinnovato e costatante impegno a camminare secondo lo Spirito.
Come? Cosa significa? Domanda lecita, anche perché è facile cadere nell’errore di credere di seguire lo Spirito assecondando, invece, il proprio orgoglio.
Come essere sicuri di camminare secondo lo Spirito?
San Paolo ci indica il criterio per verificare se in noi agisce lo Spirito di Dio o meno: basta riconoscere i frutti del nostro stile di vita!
Lo Spirito Santo è amore! Se lo lasceremo agire in noi, tutto ciò che faremo sarà espressione dell’amore e genererà amore: «Il frutto dello Spirito invece è amore, gioia, pace, magnanimità, benevolenza, bontà, fedeltà, mitezza, dominio di sé; contro queste cose non c’è Legge» (Gal 5, 25).
Basta amare per camminare secondo lo Spirito?
La parola “amore” oggi è la più svalutata e declinata nelle forme più variopinte, ma di fatto è un sentimento che caratterizza l’umanità. Senza amore non si vive, ma cosa significa amare e vivere secondo lo Spirito Santo?
Provo a sintetizzare in alcuni passaggi ciò che richiederebbe una trattazione approfondita, sperando di non peccare in chiarezza.
I greci usano tre verbi per indicare diversi livelli e modalità di amore: eros (έρως), philia (φιλία), agapè (αγάπη). Eros indica l’amore umano, passionale e possessivo. La filia è l’amore di amicizia, aperto alla condivisione e solidarietà. Agapè è l’amore di donazione totale, proprio di Dio, a cui l’umanità è portata a vivere per la fede e la docilità all’azione dello Spirito.
L’amore agapico è possibile raggiungerlo, ma richiede la conversione costante a Dio, la docilità alla sua volontà e all’azione dello Spirito.
L’agapè chiede il superamento del proprio egoismo, del bisogno naturale di essere ricambiati, apprezzati, considerati, cercati, perché l’agapè è amore totale e gratuito, senza interesse, tornaconto.
L’agapè è amore dato anche quando non richiesto, fino all’atto supremo del martirio. È Amore che si dona senza aspettare nulla in cambio, pronto a rinunciare a sé pur di fare il bene del prossimo.
È una misura alta dell’amore, superiore alle naturali possibilità umane, che non annulla la personalità e la sua capacità di amare, ma la eleva.
L’agapè eleva l’amore di eros rendendolo capace di “amare e rinnegare sé stessi”, cioè quella parte di sé che è orgoglio, bisogno di apprezzamento, ricerca del tornaconto.
Di fatto l’agapè si innesta sull’eros e lo eleva senza annullarlo. Lo Spirito Santo non annulla la personalità, il carattere, i limiti e difetti di ciascuno, ma dà la forza, la luce, la capacità di superarli, di dirigerli oltre sé per il fine alto della comunione con Dio.
Amare secondo lo Spirito vuol dire fare della propria esistenza una costante fedeltà a Dio vivendo da figli di Dio, continuando a fare i conti con il proprio peccato, impegnandosi a vivere nella Grazia, nella comunione con Dio, in un costante allenamento spirituale attraverso l’ascolto della Parola e la preghiera: «Non ho certo raggiunto la mèta, non sono arrivato alla perfezione; ma mi sforzo di correre per conquistarla, perché anch'io sono stato conquistato da Cristo Gesù. Fratelli, io non ritengo ancora di averla conquistata. So soltanto questo: dimenticando ciò che mi sta alle spalle e proteso verso ciò che mi sta di fronte, corro verso la mèta, al premio che Dio ci chiama a ricevere lassù, in Cristo Gesù» (Fil 3, 12-14. Vedi anche Rm 7, 18-25; Fil 3, 1-16).
Amare secondo lo Spirito è, dunque, vivere sempre protesi verso Dio, camminando nella speranza, in un costante impegno di fede e di carità.
Celebrare la Pentecoste significa, dunque, vivere ogni giorno nella docilità all’azione dello Spirito, in un costante allenamento interiore per superare il proprio limite e fare ogni cosa per amore e con amore, non per interesse personale, ma nella costante ricerca del Bene e per l’edificazione del Regno di Dio.
Celebrare la Pentecoste comporta una vita vissuta nella “Speranza”, nella certezza dell’amore di Dio e nella tensione verso la vita eterna in Dio.
Camminare secondo lo Spirito significa vivere nell’amore agapico, che non annulla la personale capacità di amare e il naturale bisogno di sentirsi amati, ma permette di amare con una misura alta e senza aspettarsi nulla in cambio, perché già amati, perdonati e accolti dall’amore di Dio.
Camminare secondo lo Spirito chiede una umile accettazione e conoscenza del proprio limite, del proprio peccato e, conservando sé stessi nell’umiltà, impegnarsi a vivere nell’amore ricevuto da Dio per amare il prossimo, contro ogni logica umana, superando ogni interesse, ma sempre nella ricerca della Verità e nella giustizia.
Amare secondo lo Spirito non vuol dire essere “buonisti”, ma cercare il vero Bene, che è Verità, per cui non si può accoglierlo e attuarlo senza fare verità in sé, senza giustizia e denuncia del male.
Amare secondo lo Spirito non vuol dire che “basta amare”, che “l’amore è amore e basta”, perché non esiste amore vero senza verità. L’egoismo è di fatto una forma di amore, ma esclusivo, di conseguenza non basta dire “amore” per vivere il dono della Pentecoste.
Dio ci dona il suo Spirito di amore, che è Verità, Sapienza, Luce, Intelletto, Giustizia, Fortezza, Temperanza, Prudenza, Dominio di sé.
Accogliere il dono dello Spirito vuol dire fare “Verità” e cercare la “Verità”; vuol dire saper riconoscere ciò che è “Agapè” da ciò che è “Eros” nella sua espressione più bassa, che esclude alla vera reciprocità.
Celebriamo questa Pentecoste chiedendo a Dio di fare verità in noi, per saper: discernere e accogliere in Verità, giustizia e umiltà il suo Spirito; vivere la nostra vita nell’Agapè, ricercando ed annunciando sempre la Verità, pronti ad andare contro la logica del mondo per restare fedeli all’amore di Dio; camminare nella Speranza, guidati dalla fede ed operando nella carità.