XXVIII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO - ANNO B - 2021
“Dall’Io a Dio”
(Sap 7,7-11 - Sal 89 - Eb 4,12-13 - Mc 10,17-30)
«Maestro buono, che cosa devo fare per avere in eredità la vita eterna?» (Mc 10, 17).
La domanda è rivolta a Gesù da un “tale”, dice l’evangelista Marco, ad indicare che esso rappresenta ogni credente. La domanda che rivolge esprime, di fatto, la costante tensione e preoccupazione di chi ha scelto e deciso di seguire Dio, credere in Lui e compiere la sua volontà.
Il fine della vita di fede è la vita eterna in Dio! Il credente sa che per raggiungere la méta della propria fede occorre camminare nella volontà di Dio, compiere le opere a Lui gradite.
La risposta di Gesù sembra scontata, da catechismo: seguire i comandamenti!
La fede, però, non è osservanza sterile della Legge, ma adesione del cuore a Dio, libera e totale!
Marco riporta un dettaglio importante: Gesù, prima di indicare cosa manca di essenziale a quel tale, “fissò lo sguardo su di lui, lo amò, e gli disse” (v. 21).
“Fissò lo sguardo su di lui”: la relazione che Gesù, Dio, vive con ogni soggetto è personale, è rivolta al suo cuore e chiede una risposta personale.
“lo amò”: la Verità di Dio non condanna, ma ama! La Legge di Dio è Legge di amore, che non umilia, ma esalta; non distrugge, ma costruisce; non limita, ma libera! Gesù lo ama e in virtù di questo amore profondo, autentico e personale, annuncia la verità e il cammino di conversione da compiere! Non ci può essere conversione se non si incontra l’amore di Dio. Non ci può essere sequela se non ci si sente amati.
La sequela di Gesù comporta, dunque, l’apertura del cuore a ricevere l’amore di Dio e la Verità per la nostra esistenza.
Camminare nella fede richiede disponibilità umile del cuore, libertà da ogni schiavitù idolatrica e apertura alla realtà del prossimo con il quale costruire il Regno di Dio.
Non si è buoni cristiani solo osservando precetti, elevando giaculatorie, vivendo devozioni e riti. Sebbene si possa vivere in totale osservanza ed attuazione della Legge di Dio, non è sufficiente per camminare secondo la volontà di Dio.
Dio esige il primato del cuore del credente!
Il cuore del credente deve essere “tutto” orientato a Dio: vuol dire che il pensiero, i sentimenti, la volontà e, di conseguenza, le scelte e le azioni devono esprimere l’appartenenza a Dio: da Dio devono partire e a Dio devono tornare!
Significa che tutto diventa relativo a Dio!
Di conseguenza, la persona non viene annullata, ma modifica il baricentro della propria esistenza: dall’Io a Dio!
Solo nella totale disponibilità del cuore e nell’accoglienza dell’amore di Dio si può raggiungere questa rivoluzione totale della propria esistenza.
Se può spaventare ciò e risultare difficile o impossibile, ricordiamo la risposta di Gesù allo sgomento dei discepoli: «Impossibile agli uomini, ma non a Dio! Perché tutto è possibile a Dio» (v. 27).
Il cambio di baricentro dall’Io a Dio avviene aprendosi alla Grazia di Dio, all’azione dello Spirito Santo e lasciando che la Parola penetri nel profondo illuminando e formando la coscienza.
La Lettera agli Ebrei presenta in modo chiaro l’effetto della Parola di Dio in chi l’ascolta e l’accoglie in libertà e disponibilità piena: «La parola di Dio è viva, efficace e più tagliente di ogni spada a doppio taglio; essa penetra fino al punto di divisione dell’anima e dello spirito, fino alle giunture e alle midolla, e discerne i sentimenti e i pensieri del cuore» (Eb 4, 12).
La Parola di Dio non lascia mai indifferenti, se viene ascoltata ed accolta. Essa è viva ed efficace, pertanto, quando accolta, “genera vita nuova”, “rinnovamento interiore” e “discernimento nuovo”.
«Non vi è creatura che possa nascondersi davanti a Dio, ma tutto è nudo e scoperto agli occhi di colui al quale noi dobbiamo rendere conto» (Eb 4, 13).
Essendo Parola di Verità, quando accolta, smaschera ogni menzogna. Le giustificazioni che ognuno adduce, per le azioni erronee, per le parole e i gesti che producono male e sofferenza, di fronte alla Parola di Dio cadono tutte.
Il sentirsi giusti, corretti, perfetti, senza alcuna colpa o errore, esprime poco ascolto vero della Parola.
La Parola di Dio fa verità in ciascuno e spinge al cammino di conversione continua in costante tensione verso la vita eterna.
La Parola di Dio ascoltata e meditata permette di vivere in modo attivo la propria fede, in una osservanza non sterile della Legge di Dio, ma capace di attrarre e stimolare il prossimo ad accoglierla.
Dalla Parola, che fa Verità nella coscienza, scaturisce la testimonianza di fede e la santità di vita.
La Sapienza di Dio, che viene donata dallo Spirito quando ci si pone alla scuola della Parola, conduce a considerare le cose del mondo e gli interessi umani di poco valore; rinnova nel profondo donando una nuova capacità di giudizio a partire da ciò che è bene non solo per sé stessi, ma anche e soprattutto per il prossimo.
«Pregai e mi fu elargita la prudenza, implorai e venne in me lo spirito di sapienza. La preferii a scettri e a troni, stimai un nulla la ricchezza al suo confronto, non la paragonai neppure a una gemma inestimabile, perché tutto l’oro al suo confronto è come un po’ di sabbia e come fango sarà valutato di fronte a lei l’argento» (Sap 7, 7-11).
La vita eterna, dunque, la si prepara nel tempo della vita terrena, con l’accoglienza della Parola, il continuo lavoro di conversione del cuore per renderlo libero e fedele in Cristo e la costante ricerca del Bene, non solo per sé ma, anche e soprattutto, per il prossimo.
Con le parole del Salmo 89 impariamo ogni giorno a chiedere al Signore il dono del suo amore e la saggezza del cuore:
Insegnaci a contare i nostri giorni
e acquisteremo un cuore saggio.
Saziaci al mattino con il tuo amore:
esulteremo e gioiremo per tutti i nostri giorni.