Terza Domenica di Avvento – Anno B - 2020
“Essere testimoni della luce che è Cristo!”
(Is 61,1-2.10-11; Lc 1; 1Ts 5,16-24; Gv 1,6-8.19-28)
«Egli venne come testimone per dare testimonianza alla luce, perché tutti credessero per mezzo di lui. Non era lui la luce, ma doveva dare testimonianza alla luce» (Gv 1, 6-7)
L’Evangelista Giovanni ci presenta il Battista come colui che “doveva dare testimonianza alla luce”.
Il Battista è l’ultimo dei profeti; ha preparato il popolo ad accogliere e riconoscere il Messia. Il Cristo parla di lui dicendo: «tra i nati di donna non è sorto uno più grande di Giovanni il Battista; tuttavia il più piccolo nel regno dei cieli è più grande di lui» (Mt 11, 11; Lc 7, 28), in quel “tuttavia” mi piace leggere la medesima missione di “testimoni della Luce”, per divenire degni della Salvezza ed eredi del Regno.
Essere testimoni della luce che è Cristo!
Questa, dunque, l’essenza della vita di fede di ciascun battezzato. Una grande responsabilità, certamente, ma di fatto non è altro che la fede vissuta e resa presente nel susseguirsi di situazioni, di avvenimenti, di incontri, che ciascuno vive.
Una domanda potrebbe essere avanzata a questa mia considerazione: “Come poter essere testimone della Luce che è Cristo?”. Chi ogni giorno fa riferimento alla propria fede potrebbe apportare qualche obiezione o presentare le difficoltà che si incontra nel conciliare la fede con i propri limiti, difetti, cadute, dubbi, errori, peccati, eppure, la fede è questo: “essere testimoni della Luce”.
Per esserlo occorre che la Luce di Cristo abiti in noi. Come?
San Paolo ci indica la modalità nel brano ai Tessalonicesi.
La prima condizione perché abiti in noi la Luce è “pregare incessantemente” (1Ts 5, 17). La preghiera incessante non è “stare in ginocchio”, “battersi il petto”, “recitare preghiere”, ma è “fare tutto in Cristo, per Cristo, con Cristo”, cioè in una relazione di piena comunione con il Signore.
La preghiera incessante è possibile quando ci si pone in umiltà profonda davanti a Cristo, davanti al Tabernacolo, e si fa silenzio interiore per ascoltarlo parlare. È possibile quando si permette a Cristo di “metterci a nudo”, cioè quando abbassiamo le difese, ci poniamo con umiltà, senza aver paura di scoprirci fragili, bisognosi, deboli, imperfetti.
Lasciarsi incontrare dalla Verità per fare verità in noi e riconoscere tutta la pochezza e miseria della nostra condizione, ma nello stesso tempo comprendere che ogni cosa di noi, della nostra vita è “dono” di Dio, di cui “rendere costantemente grazie a Dio”!
Dalla preghiera incessante tutto assume un significato nuovo, tutto si carica “di luce e di speranza” e tutto è riferito alla Luce di Cristo.
Da questo incontro nella preghiera con il Cristo scaturisce una vita nuova e un comportamento nuovo, guidato e illuminato dalla sua Parola, ascoltata, meditata, pregata e vissuta.
San Paolo esorta: «Vagliate ogni cosa e tenete ciò che è buono.» (1Ts 5, 21). Il discernimento è l’altra caratteristica per essere “testimone della Luce”. Essere capaci di valutare bene e correttamente ogni cosa non è semplice, facile, soprattutto nel contesto culturale odierno in cui la globalizzazione, la tecnologia e l’edonismo sono i pilastri della società.
Fare un corretto e attento discernimento è sempre più urgente e, nello stesso tempo, difficile, quasi arduo, per la complessità delle situazioni e per la relativizzazione dei valori, alla base di ogni valutazione.
Il corretto discernimento è possibile se tutto parte da Cristo e se compreso alla luce della Verità, nella costante ricerca del Bene.
Il corretto discernimento porterà alla distanza da ogni forma di male; alla costante denuncia e allontanamento di azioni, condizionamenti e giudizi che non permettono la costruzione e la tutela del Bene comune.
L’astensione dal fare «ogni specie di male» (1Ts 5, 22) deve essere suffragato da un comportamento tutto orientato a fare il bene, altrimenti cadremmo nel minimalismo etico, credendo di fare il bene per il semplice fatto di evitare di fare il male.
L’astenersi dal fare ogni specie di male, invece, è uno stimolo a fare attenzione al parlare, ai gesti, ai desideri, ai giudizi, alle scelte da compiere, dalle più banali alle più impegnative.
Questo stile di vita permetterà allo Spirito Santo di abitare in noi e ci renderà “testimoni della Luce”, nella semplicità del nostro essere e nella complessità di relazioni che viviamo.
Questo ci permetterà di vivere “irreprensibili”, cioè da “santi” in mezzo al mondo, e di “splendere come astri”, testimoniando la Luce di Cristo nella semplicità dei gesti e nella costante ricerca del bene comune.
Giovanni il Battista e la Vergine Maria ci insegnano a conservarci e crescere nell’umiltà del cuore, affinché la Verità sia accolta, vissuta e testimoniata. A loro affidiamoci per accogliere, amare, contemplare e servire Cristo, Luce che risplende e dirada le tenebre in cui spesso sono immersi i cuori.
“Signore Gesù,
Luce che splende nei cuori di coloro che ti accolgono,
concedi ai tuoi fedeli il dono della vera umiltà!
Rendici capaci di un vero e profondo discernimento,
perché tutto sia orientato al Bene,
nella costante ricerca di evitare ogni specie di male.
Accresci in noi il desiderio di Te,
per imparare a porci in umiltà
davanti alla tua Presenza nell’Eucaristia;
ad ascoltare e meditare la tua Parola;
ad elevare il nostro canto di lode a Te.
Donaci il tuo Spirito,
per saper discernere con attenzione il bene dal male;
evitare sempre ciò che non edifica;
usare la parola come strumento di pace,
attenti a non offendere, umiliare, denigrare,
ma sempre pronti a correggere, esortare, consolare il prossimo.
Rendici, sull’esempio di San Giovanni Battista,
per intercessione della Vergine Maria,
“testimoni credibili di Te”,
Luce, Verità, Vita e Via.
Amen!”