XXVII Domenica del Tempo Ordinario – Anno A
“Amati dal Padre, viviamo da figli e fratelli”
(Is 5,1-7; Sal 79; Fil 4,6-9; Mt 21,33-43)
Chi mai, di fronte ad atti di violenza, guerre, soprusi e ingiustizie varie, non ha almeno esclamato “Perché Signore?” oppure si è chiesto “come può Dio restare indifferente a tanto male?”. Domande lecite ed umane che esprimono la fragilità dell’uomo e nello stesso tempo la pretesa che Dio debba intervenire o per lo meno porre rimedio.
Il brano di Isaia, “il canto per la vigna”, risponde agli interrogativi che spesso ci poniamo e afferma con chiarezza che Dio ha dato piena libertà e responsabilità ogni persona di custodire e costruire una società in cui regni amore, rispetto e pace.
«Ebbene, la vigna del Signore degli eserciti è la casa d’Israele; gli abitanti di Giuda sono la sua piantagione preferita. Egli si aspettava giustizia ed ecco spargimento di sangue, attendeva rettitudine ed ecco grida di oppressi» (Is 5, 6-7). Dio ha dato all’essere umano intelligenza, capacità di scelta, volontà di operare, discernimento per comprendere e valutare cosa è utile, buono e giusto ed evitare ciò che nuoce.
Se il male esiste come realtà, la scelta di aderire, compierlo e favorirlo è della persona e non di Dio! Se costatiamo ingiustizia, spargimento di sangue, soprusi e abusi, la responsabilità non è di Dio, ma di chi compie tali azioni ed anche di chi resta inerme di fronte alle ingiustizie.
La parabola evangelica (Mt 21, 33-43) presenta la visione di Dio della realtà degli uomini: all’origine del mondo c’è l’amore del Padre verso l’umanità, creata a immagine del Figlio amato (cfr Col 1, 16ss), ma gli uomini, chiusi nel loro egoismo, strutturano e riducono tutto ad esso ottenendo per sé stessi la morte come figli e come fratelli.
L’umanità vive l’infedeltà all’amore di Dio e in risposta trova la costante fedeltà di Dio, il suo venire incontro, il suo abbassamento, il suo donarsi per amore “fino alla morte, e alla morte di croce” (Fil 2, 8).
Dio, nel suo amore infinito e libero, affida il mondo, la vita agli uomini, donando ad essi la libertà d’azione e di scelta: «[…] c’era un uomo, che possedeva un terreno e vi piantò una vigna. La circondò con una siepe, vi scavò una buca per il torchio e costruì una torre. La diede in affitto a dei contadini e se ne andò lontano» (Mt 21, 33). L’affermazione “se ne andò lontano” indica proprio che Dio ha lasciato la responsabilità della gestione della storia agli uomini, scegliendo di farsi “estraneo”, “emigrato”, non perché vuole abbandonare per poi giudicare e condannare, ma perché Lui ama e si fida, perché ripone fiducia nell’umanità.
A questa fiducia, però, gli uomini rispondono con egoismo e cattiveria, presunzione e abuso, infatti quando Dio chiede conto dei frutti della vigna, cioè dell’amore con il quale vivere ogni relazione in quanto tutti fratelli amati dal Padre, rispondono bastonando, picchiando, uccidendo prima i servi inviati e poi il Figlio (Mt 21, 35-39).
La risposta di Dio resta sempre di amore, perché non ripaga con la stessa moneta, facendo agli uomini ciò che loro fanno, ma donando sé stesso, per amore, e offrendo ancora la possibilità agli uomini di vivere nel suo amore: «La pietra che i costruttori hanno scartato è diventata la pietra d’angolo; questo è stato fatto dal Signore ed è una meraviglia ai nostri occhi» (Mt 21, 42).
Il Figlio è stato costituito dal Padre la nuova ed eterna possibilità per l’umanità di riconoscersi amati da Dio e costituiti capaci di amare e vivere relazioni di amore.
Dio risponde alla cattiveria ed egoismo dell’umanità con la donazione e la misericordia, con amore e accoglienza.
Il Figlio, pietra d’angolo e sasso di inciampo, è il riferimento per l’umanità, per cui se lo accoglie edifica e realizza sé stessa nell’amore e nella pace, se lo rifiuta si rovina chiudendosi nel proprio orgoglio producendo rivalità, odio, gelosia, rivalità, contese continue.
La via della felicità, la realizzazione nell’amore è Cristo, sul quale appoggiare noi stessi per edificarci nel bene. San Paolo indica la modalità di operazione quando dice: «In conclusione, fratelli, quello che è vero, quello che è nobile, quello che è giusto, quello che è puro, quello che è amabile, quello che è onorato, ciò che è virtù e ciò che merita lode, questo sia oggetto dei vostri pensieri» (Fil 4, 8).
La risposta al male, la via per la piena e completa realizzazione di sé stessi è e resterà sempre la via dell’amore, preferire, sceglie e attuare ciò che è “virtù e merita lode”, ciò che edifica e accoglie, ciò che è vero e giusto.
Solo se l’umanità si apre alla vita, valutando ogni cosa come occasione di bene, lottando contro l’egoismo naturale e costitutivo dell’essere umano, potrà vivere al meglio e in pienezza la vita, apprezzandola come dono e custodendola fino alla fine, allontanando così ogni abuso, sopruso, violenza e opera di male.
I cristiani hanno la responsabilità di annunciare questa verità vivendo il proprio impegno nel tessere relazioni autentiche di amore e di pace, di rispetto e di fraternità.
Edificati sul Cristo, pietra angolare, i cristiani devono vivere la responsabilità di educare e formare, e di cooperare con tutte le persone nel costruire un mondo in cui esista la giustizia e la verità.
“O Padre,
che ami e vuoi sempre il bene per gli uomini,
illumina le nostri menti,
infiamma di nostri cuori,
corrobora le nostre coscienze,
perché sappiamo essere e vivere
da veri figli tuoi,
custodi della tua vigna,
della vita e del creato,
portando frutti di amore e di pace.
Sostieni la tua Chiesa,
ogni singolo battezzato,
nella diversità di ministeri e carismi,
con la grazia del tuo Spirito,
perché testimoni il tuo amore,
annunci la tua Parola,
ti renda presente nella storia dell’umanità,
impegnandosi nell’operare il bene,
nella giustizia e verità,
senza paura e senza remore,
affinché la dignità di ogni persona
sia rispettata e tutelata sempre.
Il tuo Spirito,
di sapienza e di intelligenza,
di conforto e di pace,
illumini, corregga e sostenga
ogni credente,
perché in ogni necessità,
difficoltà e circostanza,
sappia confidare in Te
ed affidarsi alla tua volontà.
Amen!”