III Domenica del Tempo Ordinario – Anno A
“Essere di Cristo”
(Is 8,23b-9,3; Salmo 26; 1Cor 1,10-13.17; Mt 4,12-23)
Abbiamo appena concluso la settimana di preghiera per l’unità dei Cristiani e Papa Francesco, con la recente Lettera Apostolica, in forma di Motu Proprio, Aperuit illis, ha stabilito che la III Domenica del Tempo Ordinario sia “dedicata alla celebrazione, riflessione e divulgazione della Parola di Dio” (n.7). Questa domenica è, dunque, la prima Domenica della Parola di Dio.
Ogni domenica noi ascoltiamo e meditiamo la Parola e in questa Domenica abbiamo un’occasione in più per ribadire una verità della nostra fede: Dio si è rivelato agli uomini e ha donato la sua Parola, fatta carne, Via, Verità e Vita.
Essere cristiani significa seguire Gesù Cristo, Verbo fatto carne; ascoltare e vivere la Parola nei piccoli e grandi gesti della nostra vita. Questo ci fa capire che non è semplice essere cristiani, non è questione di “cose da fare”, ma di “essere” persone rinnovate dall’incontro con Cristo, redenti dalla sua croce.
San Paolo ribadisce con forza questo concetto quando afferma: “Cristo infatti non mi ha mandato a battezzare, ma ad annunciare il Vangelo, non con sapienza di parola, perché non venga resa vana la croce di Cristo” (1 Cor 1, 17). Se non siamo radicati e fondati su Cristo, sulla sua Parola, la nostra fede non porta frutti.
Siamo stati liberati dal peccato e resi figli di Dio per il sacrificio della croce di Cristo: “scandalo per i Giudei, stoltezza per i pagani” (1 Cor 1, 23). Il cristiano, dunque, è portatore di una novità di vita che trova il suo fondamento nell’amore di Dio. Il cristiano è un rinnovato dall’agape: unito in comunione con Dio per la croce di Cristo, per vivere in comunione con ogni persona per annunciare il Regno di Dio, regno di amore e di comunione.
È la missione di Cristo, il suo invito rivolto a tutti, la sintesi della sua predicazione: “Convertitevi, perché il regno dei cieli è vicino” (Mt 4, 17). Lo chiediamo ogni volta che recitiamo il Padre nostro, la preghiera che Gesù ci ha insegnato: “Venga il tuo Regno”. Noi siamo chiamati a costruirlo con la nostra vita, con il nostro impegno di “comunione con Dio e con i fratelli”.
San Paolo richiama i corinti e noi a questo stile di vita, distintivo del cristianesimo: “Vi esorto pertanto, fratelli, per il nome del Signore nostro Gesù Cristo, ad essere tutti unanimi nel parlare, perché non vi siano divisioni tra voi, ma siate in perfetta unione di pensiero e d'intenti” (1Cor 1, 10).
Gesù ci ha insegnato: “Sia il vostro parlare sì, sì; no, no; il di più viene dal maligno” (Mt 5, 37). Il nostro parlare deve essere ispirato alla “Verità” e costruire rapporti centrati sulla Verità.
Va bandita ogni parola che genera divisione; va evitato ogni parlare ambiguo. Tutto deve generare comunione, unione di intenti e pensiero.
Come possiamo dire di amare Dio, di seguire Cristo, di essere cristiani se abbiamo il cuore chiuso; se parliamo seminando discordia e divisione; se con il parlare distruggiamo la reputazione del prossimo?
Le divisioni tra cristiani sono tante: dagli scismi alle rotture di rapporti tra i credenti, il corpo di Cristo è dilaniato!
Quando come cristiani decidiamo di chiudere un rapporto, di escludere dalla nostra vita qualcuno, dovremmo fermarci a riflettere e capire che questo gesto si ripercuote su noi stessi, sul rapporto di comunione con Cristo, sull’edificazione del Regno di Dio.
Come possiamo pensare di essere in pace e degni di ricevere la grazia sacramentale, se di fatto abbiamo tagliato dalla nostra vita un “membro” del corpo di Cristo?
Possiamo essere credibili come cristiani, annunciatori della Parola di Dio, testimoni dell’amore misericordioso, non vivendo in comunione con il prossimo?
Se Cristo si è offerto in riscatto per tutti, come possiamo dirci ed essere suoi discepoli se escludiamo dalla nostra vita qualcuno, senza usare misericordia?
Sicuramente siamo pronti a rispondere a queste domande con tanti “ma”, “però”, adducendo motivazioni e giustificazioni, forse anche con “fondamenti teologici e morali”. Resta il fatto che Cristo ci ha insegnato ad amare e a perdonare, come Lui stesso ha fatto con noi.
San Paolo, inoltre, ci insegna: “Non rendete a nessuno male per male. Cercate di compiere il bene davanti a tutti gli uomini. Se possibile, per quanto questo dipende da voi, vivete in pace con tutti” (Rm 12, 17-18).
Di fronte alla Parola di Dio i nostri ragionamenti perdono di significato. Le nostre parole se non fondate sulla Parola non potranno edificare e costruire il Regno di Dio, il bene comune.
Di fronte all’amore di Dio, i nostri sentimenti feriti, i nostri rancori e giustificazioni, perdono forza. Non abbiamo altro da fare che arrenderci all’amore!
Come fare, se di fatto, constatiamo che tra cristiani viviamo divisioni, rancori, esclusioni, separazioni?
Dobbiamo riconoscere che il problema sta nel fatto che oggi si è cristiani più per tradizione, che per aver veramente incontrato il Signore Gesù. Abbiamo ricevuto il battesimo e i sacramenti dell’Iniziazione cristiana, ma non abbiamo ricevuto ed accolto l’annuncio del Kerigma, del Vangelo. Abbiamo fatto “catechismo” più che “catechesi”, cioè abbiamo ricevuto nozioni, o meglio infarinature delle verità di fede, ma non abbiamo fatto un cammino che ci ha condotti a incontrare e conoscere Dio e a rispondere con l’ossequio della fede.
Ecco perché San Paolo afferma di non essere stato inviato a battezzare, ma ad annunciare il Vangelo: perché di fatto per ricevere il dono della grazia occorre prima incontrare Cristo, mediante la sua Parola.
Oggi abbiamo bisogno di ripartire dall’annuncio del Vangelo per “ri-educare” noi cristiani alla vera fede.
Dobbiamo ripartire dalla Parola per celebrarla nei Sacramenti e attuarla nella vita. Dobbiamo imparare a dare spazio a Dio nella nostra vita, dedicando tempo a Lui per riappropriarci del nostro tempo per edificare noi e gli altri nell’Amore, per costruire il Regno di Dio ed essere “sale e luce” per la società civile.
Chiamati da Gesù alla “conversione”, impegniamoci a dedicare tempo alla Parola di Dio, perché sia la fonte del nostro pensare ed agire e rivolgiamo al Signore la nostra preghiera:
Signore Gesù,
che ci hai donato te stesso con il sacrificio della croce,
rinnova il nostro cuore e la nostra mente,
perché impariamo a fare della tua Parola
la via da seguire,
la regola da compiere,
la parola da proclamare e donare.
Rendici costruttori di comunione:
capaci ad accogliere,
pronti a perdonare,
attenti a non giudicare,
disponibili a supportare e aiutare,
dediti all’ascolto di Te e dei fratelli,
testimoni della tua infinità carità.
La tua Parola sia ogni giorno
luce nel cammino,
guida nel giudizio,
regola nell’agire,
perché ogni persona ti possa
incontrare attraverso il nostro vivere da credenti.
Rendi le nostre comunità di fede,
veri cenacoli di amore,
luoghi in cui incontrarti,
rifugi in cui ristorarsi,
convivi in cui alimentarsi della tua Parola,
letta, studiata, meditata e vissuta.
Amen.